Seguo l’attualità italiana dagli Stati Uniti, quindi forse non ho capito bene. Il Sottosegretario del Ministero della Giustizia ha dato una festa di capodanno nel paesino di Rosazza, vicino a Biella. No, sua sorella, una sindaca, ha dato la festa. Ok, fin qui tutto bene. Avrà invitato amici e colleghi di partito: va bene, ci sta. Poi un Deputato del partito in questione ha sparato a un agente della scorta del Sottosegretario. No, non all’agente, al genero dell’agente. Ah, no, il genero si è beccato un colpo di pistola, ma il deputato sostiene di non avergli sparato. Il colpo è partito da solo. Eppure secondo quanto dichiarato qualche tempo fa da questo stesso Deputato sui social, le pistole non sparano da sole.
Secondo altri testimoni, però, è stato proprio lui, l’Onorevole “non ho mai visto una pistola sparare da sola”, ubriaco, a sparare. Anche questo è possibile: le leggi della fisica non lo vietano. Mi rimangono però in testa parecchie domande: perché mai un Deputato dovrebbe portare una pistola ad una festa? Perché la pistola era carica e la sicura non era innescata? E perché…va bè, non fa niente, lasciamo perdere. Tanto, a meno che le ponga un giudice, nessun potente darà mai a queste domande delle risposte coerenti. Da Americana, però, so benissimo che chi ha questa fissazione con le armi non se le porta mai appresso per motivi logici e razionali. Conosco un tizio che porta la pistola carica in una fondina sul fianco pure quando va a cena da sua madre. Si aspetta forse di essere aggredito dai ravioli?
A dirla tutta, una notizia del genere nel mio Paese non sarebbe suonata così sorprendente o scandalosa. Non dimentichiamoci che, non molti anni fa, il nostro Vicepresidente ha sparato ad un suo amico durante un sabato pomeriggio di relax passato al suo ranch. Ed all’amico di Dick Cheney è andata anche bene, visto che è sopravvissuto, mentre circa 550 Americani all’anno muoiono sparati per sbaglio (rappresentando, si badi bene, solo l’1% delle vittime di arms da fuoco registrate negli USA ogni anno). Visto che molti di questi incidenti coinvolgono anche dei bambini, gli esperti suggeriscono ai genitori americani di cercare di capire se le famiglie dei compagnetti di scuola dei loro figli hanno armi in casa prima mandare i bambini a giocare da loro. Vi sembra distopico? Sì, lo è.
Ma torniamo alla questione dei perchè. Perché questo Deputato un po’ scemo ha portato una pistola carica ad una festa? Perché quel tizio che conosco porta la pistola a cena dalla mamma? Perché ci sono Americani che si tengono le armi in casa nonostante siano un ovvio pericolo per i loro figli piccoli? Beh, d’istinto mi viene da dire chi fa queste cose deve aver paura pure della propria ombra. E infatti, secondo la scienza, è proprio così.
Lo psicologo sociale Nick Buttrick ha scoperto che gli Americani in possesso di armi (cioè circa un terzo di tutti gli Americani) hanno scelto di farlo perché queste darebbero loro un senso di identità personale e sicurezza all’interno di un mondo da loro interpretato come fluido e caotico. Non a caso gli Stati Uniti hanno conosciuto un aumento esponenziale della vendita di armi nel 2020, proprio in risposta alle paure suscitate dalla pandemia di Covid-19. Non tocca a me ricordare quanto sia stupido comprare un’arma per difendersi da un virus, tanto che, secondo me, chi ha comprato armi nel 2020 questa cosa la sapeva benissimo. Però, contro ogni ragione logica, risulta innegabile che chi ha comprato queste armi lo ha fatto per acquisire da esse un qualche senso di protezione.
Ma gli Italiani hanno un rapporto diverso con le armi, non è vero? E poi, d’altra parte, gli Americani hanno avuto un rapporto tutto loro con la detenzione personale di armi da fuoco che parte dalla Secondo Emendamento della Costituzione per arrivare dritto per dritto alla Guerra di Secessione e al Vecchio West, giusto? Sì e no. Diciamo che il mio Paese un rapporto normale con le armi non ce l’ha mai avuto. Però questo fenomeno è peggiorato nel tempo; e questo peggioramento non era affatto inevitabile.
Negli anni Novanta, la maggior parte dei proprietari di armi da fuoco americani citava la caccia e non la protezione personale come motivo per l’acquisto di pistole e fucili. Io andavo a scuola senza paura di essere vittima dell’ennesimo massacro tipo Columbine. E questo per un semplice motivo: la sparatoria di Columbine a quell’epoca non era ancora accaduta. E quando poi accadde (nel 1999), nessuno immaginava che un tale incubo si sarebbe potuto ripetere. Proprio l’altro giorno, una mia vicina invece mi diceva di come i suoi figli, 20 anni dopo, facciano esercitazioni a scuola su come comportarsi in caso di sparatorie. Il fatto è che negli ultimi decenni c’è stato aumento pazzesco del lobbismo politico in favore della produzione e vendita di armi, il che ha reso impossibile proporre riforme che ne regolino la detenzione ed ha rafforzato quel senso di identità e sicurezza che lega molti alle loro pistole.
Per fortuna, non esiste ancora una cultura delle armi paragonabile a quella americana in Italia, se non all’interno ad alcuni gruppi di fanatici in seno all’estrema destra. Uno di questi gruppi ce l’avete al Governo, però, e quindi vi prego di non abbassare la guardia.
Fra l’altro, non è questa la prima volta che mi è venuto in mente di paragonare la cultura delle armi in Italia con quella del mio paese. Ho guardato da oltreoceano le manifestazioni che hanno seguito il femmicidio di Giulia Cecchettin lo scorso novembre, per esempio, e non ho potuto fare a meno di pensarci. Certo, qualcuno dirà, la Cecchettin è stata uccisa a colpi di coltello e non di pistola. Nel mio paese, che non ha vissuto questo momento di discussione nazionale sulla violenza domestica, il numero di femminicidi rispetto alla popolazione su base annua è però molto più alto rispetto a quello italiano. Il motivo per questa discrepanza è abbastanza semplice: gli americani hanno le armi da fuoco.
Queste considerazioni mi hanno fatto tornare in mente il decreto sicurezza del governo Meloni, approvato proprio mentre in Friuli si cercava ancora il cadavere della Cecchettin. In base a questa nuova legge, ora i poliziotti fuori servizio potranno portare con sè un’arma da fuoco personale. Il che suona inquietante se si pensa che, negli Stati Uniti, siano proprio i poliziotti la categoria di persone che commette più atti di violenza domestica contro contro le proprie compagne. Il punto non è prendersela con tutti gli sbirri, ma che meno armi ci sono in giro e meglio è. Immaginate quante altre Giulie finirebbero ammazzate se ogni uomo potenzialmente violento nei loro confronti potesse comprarsi un’arma da fuoco.
In Italia, per fortuna, non è ancora così. Ma la politica della “sicurezza” avanzata dalle destre in Italia e nel mondo è una politica di violenza, e non è mai stata amica delle donne (nè, francamente, di nessun altro se non delle multinazionali che producono armi ed alle lobby politiche che le sostengono). Ringraziate il cielo che coglionazzi fanatici delle armi come l’Onorevole Emanuele Pozzolo rappresentino una minoranza in Italia. Ma state ben attenti a come sono andate le cose qui da noi in America, rimanendo sempre vigili sulla vostra politica, perché questa gente veramente non sta bene.
Nata in Ohio e vissuta in passato a Bologna e a Genova, Mary Migliozzi attualmente vive vicino a Philadelphia, dove lavora nell’ambito dei programmi internazionali universitari. Per oltre 15 anni ha insegnato e ha fatto ricerca accademica in Italian Studies, concentrandosi sulla letteratura dialettale italiana e sulla musica pop e cantautoriale del Bel Paese. È un’appassionata di romanzi gialli inglesi, romanzi russi troppo lunghi per essere letti tutti d’un fiato, e del Festival di Sanremo.