Il costo del lavoro: Intervista al sindacalista americano Dustin Guastella

Poco più di un mese fa, ho raccontato per Deep Hinterland delle manifestazioni per il lavoro negli Stati Uniti che si sono susseguite per tutto il corso dell’estate 2023 e che hanno fatto parlare molti osservatori di un vero e proprio Rinascimento del sindacalismo a stelle e strisce. In quell’occasione, mi ero occupata in particolare della vittoria dei cosiddetti “Teamsters” dell’UPS, cioè di quel sindacato che rappresenta gli autisti ed i magazzinieri della più grande azienda americana che si occupa di logistica. Si tratta di tutti quei lavoratori che trasportano consegnano i nostri pacchi fino a casa e che quindi, a conti fatti, portano sulle loro spalle l’intero compartimento dell’e-commerce. Grazie alle loro minacce di sciopero, questi lavoratori hanno vinto la loro battaglia, ottenendo finalmente dalla loro azienda una serie di aumenti e migliorie fondamentali alla loro condizioni di lavoro.

Allo scopo di approfondire meglio questo tema, ne parlo oggi con Dustin “Dino” Guastella, Direttore Operativo e Rappresentante Sindacale della sezione Teamster 623 di Philadelphia, la quale rappresenta i trasportatori ed i magazzinieri UPS che operano in questa metropoli americana. Oltre ad occuparsi attivamente di diritti sindacali, infatti, Dustin ne è anche uno studioso, lavorando come ricercatore per il Center for Working Class Politics ed avendo pubblicato vari articoli sul tema del lavoro in America su riviste importanti come Jacobin e New Republic.

Dustin “Dino” Guastella durante una manifestazione sindacale.

Per cominciare, vorrei che aiutassi i nostri lettori italiani a comprendere meglio il contesto dal quale sono sorte le manifestazioni sindacali di quest’estate negli Stati Uniti. Quali sono le principali differenze fra i sindacati statunitensi e quelli italiani?

Credo che la differenza principale sia che negli Stati Uniti tutti i sindacati operano azienda per azienda invece che a livello nazionale come in Italia ed in Europa, mentre il ruolo dello Stato nelle trattative per il lavoro in America è semplicemente quello di giudice. Le trattative sindacali americane si svolgono quindi sempre fra un gruppo di lavoratori organizzati che negoziano in modo indipendente con il proprio datore di lavoro. Se queste trattative non approdano a nuovi contratti collettivi (i cosiddetti CBA, o Collective Bargaining Agreements), si può arrivare ad uno sciopero.

Questo è l’unico modo in cui i lavoratori statunitensi possono scioperare legalmente. In America, organizzare scioperi sindacali per cause politiche, così come organizzare scioperi in sostegno di altri sindacati, è considerato illegale. Si può scioperare solo ed esclusivamente quando scade il contratto di uno specifico gruppo di lavoratori sindacalizzati e non si riesce ad arrivare a un accordo sul nuovo contratto nuovo. Quindi il contesto sindacale americano è molto diverso da quello europeo ed italiano in particolare, nel quale quello dello sciopero è uno strumento molto più accessibile ai lavoratori che non qui da noi negli Stati Uniti.

La seconda grande differenza è che i contratti collettivi aziendali di cui sopra sono tutti a tempo determinato. Il nostro contratto con UPS, per esempio, ha una durata fissa di cinque anni, e quindi ogni cinque anni il nostro sindacato rinegozia un contratto nuovo. Questo è importante perché può succedere molto in cinque anni. Negli ultimi cinque anni c’è stato il COVID, per dirne una, il quale ha cambiato completamente il volto dell’industria della logistica. Grazie al COVID, i profitti dell’UPS sono aumentati in modo drammatico, così come il carico di questi introiti sulle spalle dei lavoratori. Il numero delle spedizioni è aumentato drasticamente da un giorno all’altro. Ciò è successo proprio nel bel mezzo di un contratto già in atto, il che non ha lasciato ai nostri lavoratori alcuno spazio per essere risarciti per la crescita del carico di lavoro.

Una manifestazione della Sezione 623 dei Teamster di Philadelphia.

In effetti, se vista da fuori, questa vostra vittoria nei confronti dell’UPS potrebbe sembrare facile e veloce, visto che alla fine non è stato necessario arrivare ad uno sciopero di massa. Però in realtà c’è stato un sacco di lavoro dietro ad una vittoria come questa. Puoi spiegarmi quello che avete fatto per prepararvi a queste trattative ed al possibile sciopero che avrebbe potuto conseguirne?

Una delle grandi debolezze del movimento sindacale statunitense è negli USA si può scioperare molto raramente. In parte, ciò è dovuto alle restrizioni legali sugli scioperi di cui dicevo prima. In parte, però, questo è anche dovuto alle condizioni politiche del paese ed alla mancanza di influenza e lungimiranza da parte di molti degli stessi sindacati. Infatti, l’ultimo sciopero dei Teamsters dell’UPS è avvenuto moltissimo tempo fa, nel 1997. C’è però un proverbio fra i sindacalisti americani: “Lo sciopero è come un muscolo; meno lo usi, più si atrofizza”. I sindacati statunitensi hanno di solito i muscoli molto atrofizzati.

Detto questo, non ci si può preparare ad uno sciopero di queste dimensioni (si sta parlando di circa 340.000 lavoratori) da un giorno all’altro. Molti dei lavoratori nelle nostre sezioni, nei nostri magazzini, nei nostri vagoni UPS, non sono consapevoli della loro posizione, di come funzionano i sindacati, di cosa vuol dire veramente scioperare. E non gli si può dare torto: molti di questi lavoratori sono giovanissimi, ventenni che hanno appena finito la scuola dell’obbligo e che hanno accettato di lavorare in UPS perchè questo è un lavoro che paga relativamente bene ed ha dei benefit decenti. Molti di loro pensano che queste cose siano regalate loro dall’UPS e non sanno che invece sono cose per cui il sindacato ha lottato negli anni. Tutto ciò per dire che ci è voluto molto per far capire loro cosa avrebbe voluto dire scioperare. Allo scopo di coinvolgerli, i nostri sindacalisti distribuivano informazioni fuori dalle sedi UPS tutti i martedì a partire dalla fine del 2020. Abbiamo fatto sondaggi per capire cosa volevano gli iscritti dalle nostre trattative col datore di lavoro. Abbiamo parlato faccia a faccia di quello che avevamo intenzione di fare con moltissime persone.

Per fare questo ci sono voluti mesi di lavoro, sotto la pioggia, in mezzo alla neve, a tutte le ore, di notte, di giorno. Ad ogni cambio di turno, parlavamo con tutte le persone possibili e davamo loro tutte le informazioni per permettere loro di decidere consapevolmente riguardo alla loro adesione allo sciopero. Per la nostra sezione ci sono voluti circa due anni, che hanno raggiunto il culmine con la campagna ufficiale per il contratto iniziata circa otto mesi fa. Poi abbiamo fatto le trattative che, come previsto, non sono andate bene perché UPS non ci voleva dare niente e, ovviamente, il sindacato non cedeva. Per fortuna, queste trattative hanno attratto molta attenzione e si è iniziato a parlarne molto sui giornali per via del fatto che il nostro potenziale sciopero avrebbe portato alla chiusura temporanea di una  parte enorme dell’economia nazionale. Una volta attratta l’attenzione dei media, è diventato più chiaro ai nostri iscritti che questa non era solo un’esercitazione. Il 96% dei nostri iscritti alla fine ha votato per autorizzare un possibile sciopero. Quindi eravamo preparati e questa vera preparazione ha rappresentato una vera minaccia per l’UPS, il che è bastato per far cedere l’azienda.

Il Segretario Generale della sezione 623 dei Teamsters Richard Hooker Jr. durante un comizio a Philadelphia

Dimmi del vostro nuovo contratto. Che cosa vorrà dire materialmente per i Teamsters con cui lavori?

Abbiamo ottenuto meno disuguaglianza all’interno del sindacato. Siamo riusciti ad alzare gli stipendi dei nostri iscritti meno pagati in modo da avvicinare i loro stipendi a quelli degli altri lavoratori. E questo è molto importante per il sindacato perché la differenza fra gli iscritti pagati meno e quelli pagati di più dal datore di lavoro ha sempre creato divisioni interne. I magazzinieri part-time si sentivano come se vivessero su di un pianeta diverso rispetto ai camionisti UPS, che guadagnavano molto di più. Per me, questa è una delle vittorie più importanti di cui essere fieri.

Abbiamo ottenuto anche  maggiori protezioni per la sicurezza sul lavoro: aria condizionata sia nelle strutture che nei vagoni, e nuove funzioni di ventilazione. I nostri autisti spostano centinaia di pacchi molto pesanti al giorno in vagoni che arrivano anche a 45 gradi o più. Ci sono state morti, ci sono stati casi di colpo di calore cronico, ci sono stati video virali di autisti che svengono sui vialetti d’accesso delle abitazioni presso le quali devono consegnare i pacchi. Quindi questo nuovo contratto migliorerà la qualità di vita e anche la sicurezza al lavoro per i nostri autisti.

Abbiamo anche ottenuto un giorno di ferie extra per la festa di Martin Luther King. Negli Stati Uniti, le aziende private non sono obbligate a onorare i giorni festivi nazionali, e quindi i lavoratori dell’UPS hanno sempre lavorato quel giorno. È una vittoria non solo per il sindacato e per il riconoscimento di un’icona della lotta per i diritti civili, ma anche per la classe operaia più in generale, secondo me. Martin Luther King fu assassinato durante un viaggio a Memphis, dove si era recato proprio per dare sostegno ad uno sciopero.

Martin Luther King Jr., ritratto durante uno sciopero sindacale negli anni ’60

E come hanno reagito al nuovo contratto i membri del tuo sindacato?

Ho notato un grande entusiasmo per il nuovo contratto. Posso parlare solo per la mia sezione, ovviamente, ma ho sentito dire da molti che non si aspettavano di vincere tutto quello che hanno vinto. Dopo anni in cui il sindacato sembrava solo parlare senza ottenere risultati, ora finalmente ne abbiamo portato a casa uno importante. Esiste una minoranza dei nostri iscritti che è rimasta delusa dal fatto che alla fine non abbiamo scioperato, soprattutto per via del desiderio (tutto sommato comprensibile) di dare un pugno in faccia all’azienda. Ma si tratta veramente di una minoranza, ed anche loro sembrano sodisfatti di ciò che alla fine abbiamo ottenuto. Il nuovo contratto alla fine è stato approvato da ben l’86% dei Teamsters proprio qualche giorno fa.

Al di là dell’ambito sindacale dei Teamsters, cosa sta significando questa votra vittoria per i lavoratori americani in generale?

In primo luogo, la nostra vittoria ha dimostrato a tanti altri lavoratori, in primo luogo quelli di Amazon, che quando hai un sindacato alle spalle si possono ottenere dei risultati concreti per migliorare le proprie condizioni di vita. Abbiamo già visto proprio qui a Philadelphia che tanti lavoratori di Amazon vedono i Teamsters e le loro lotte come fonti d’ispirazione. Quindi spero che in futuro la nostra vittoria possa aiutare anche loro a sindacalizzarsi.

Da un punto di vista più materiale, una vittoria così contribuisce a far aumentare gli stipendi nel paese. Quando i sindacati in una certa ditta riescono ad aumentare i loro stipendi, anche le altre ditte che operano nello stesso mercato tendono ad adeguarsi per ovvie ragioni di mercato. Quindi forse anche a livello immediato Amazon dovrà alzare gli stipendi perché i loro lavoratori non tollereranno grandi differenze di salario con i loro colleghi UPS. Ciò potrebbe anche dare luogo ad una reazione a catena all’interno dell’industria americana. Ogni vittoria del movimento sindacalista americano ispirerà sempre più lavoratori senza rappresentanza a costituirsi in sindacato.

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