A seguito dei mutamenti istituzionali ed economici che hanno caratterizzato lo scenario italiano a partire dagli anni Novanta, la produzione circolazione di prodotti mediatici autoprodotti da parte sia di aziende, politici, personaggi dello spettacolo e persino comuni cittadini è diventata un elemento sempre più centrale nella vita politica e socioculturale del Bel Paese. Questa tendenza risulta ancora più evidente nelle periferie sociali dell’Italia contemporanea, dove l’utilizzo sempre più accessibile e consistente dei social media consente a voci ed estetiche considerate generalmente “criminali”, come quelle prodotte e circolate online cartelli del calibro di Mafia, Ndrangheta e Camorra, di intercettare un pubblico sempre più esteso, innescando controverse dinamiche di legittimazione culturale, branding relazionale ed addirittura mobilità sociale.
Come si spiega l’enorme successo commerciale di queste estetiche presso le classi popolari dell’Italia di oggi? In cosa queste estetiche si diffrenziano da quelle proposte dai media di mainstream e a quali specifiche forme di branding relazionale danno luogo? Come devono essere interpretate sia sul piano etico che su quello culturale? Ho provato a rispondere a queste domande nel corso di un incontro organizzato lo scorso giugno dall’Università di Parlermo presso il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqalino, una splendida istituzione culturale ubicata proprio nel cuore del capoluogo siciliano.
Qui di seguito, condivido con voi il video integrale del mio intervento. Colgo l’occasione per ringraziare Davide Truchlec e Stefano Montes, due vecchie conoscenze di Deep Hinterland, per co-organizzato e moderato l’incontro, così come ai ragazzi del Salotto Monogatari, per avere realizzato questo video. Buona visione!

Ingabolato da molti anni fra l’Italia, il Nord America e l’Olanda, Salvatore Giusto lavora come ricercatore presso l’Università di Amsterdam, dove si occupa di antropologia politica, antropologia dei media, criminologia sociale ed antropologia digitale. Salvatore è autore di articoli scientifici pubblicati da varie riviste Italiane, Canadesi, e Statunitensi (Visual Anthropology, Antropologia, Global Crime, Polar: Political and Legal Anthropology Review).
Ha inoltre pubblicato la raccolta di poesie “Ritzomena: cose che danzano” (2000) ed è co-autore del film etnografico “Good Time for a Change: un documentario di emigazione italiana in Canada” (2014). Quando non butta via il tempo facendo ricerca e insegnando corsi universitari, Salvatore è solitamente impegnato a guardare film horror, a cercare la pietra filosofale ed a perfezionare ulteriormente la ricetta della parmigiana di melanzane che la sua famiglia si tramanda da generazioni. Da marzo 2020, è il direttore editoriale di Deep Hinterland.