L’amore ai tempi di #mengoni: le nostre pagelle di Sanremo 2023

A cura di Mary Josephine Migliozzi e Salvatore Giusto

Questo weekend c’è l’evento televisivo più importante dell’anno nel mio paese: il Superbowl. E ci gioca pure la squadra della città dove vivo, gli Eagles di Philadelphia. Da brava americana li guarderò e li tiferò domenica. Ma, come vi ho già spiegato l’anno scorso, il mio vero Superbowl è un altro: il Festival della canzone italiana. E quest’anno le date dei due eventi quasi coincidono.

Potrei cercare si scrivervi delle stranissime tradizioni dei miei compaesani, tipo quella di guardare e recensire le pubblicità superbowliane come se fossero tanti film d’arte. In occasione del SuperBowl, infatti, tutte le aziende che contano in America realizzano delle pubblicità specifiche per l’evento, che vengono poi trasmesse nell’intervallo fra i vari tempi della partita. Cosa che, fra l’altro, anche le aziende italiane hanno fatto quest’anno in occasione di Sanremo, ma con molto meno clamore. Ma chi potrebbe concentrarsi su di una partita di football quando c’è un FantaSanremo (la mia squadra si chiama Tananaisaurus Rex) da portare avanti? Certo non io!

All’inizio mi ero messa in testa di scrivere qualcosa sul Festival in generale. Magari qualcosa di profondo e sociologico. Però poi ho capito che era molto più divertente ed in linea con l’evento commentare live l’edizione di quest’anno, come fanno gli italiani. Così ho contattato Salvatore, il direttore editoriale di Deep Hinterland, e, insieme, abbiamo guardato ogni serata del Festival dai due lati dell’Atlantico, mettendoci a fare gli opinionisti in tempo reale. Ne sono uscite queste pagelle “ignoranti”, vergate a quattro mani una ad una sulle chat dei nostri iphone.

Non siamo andati d’accordo su tutto, ma su qualche cosa sì. Per esempio, sul fatto che fare le cover dei Beatles a Sanremo dovrebbe essere considerato illegale.

Ma qualunque opinione uno possa farsi della classifica sanremese di quest’anno, non si può negare che questo Festival ci ha regalato dei momenti trash veramente preziosi: Eros Ramazzotti che mentre canta una canzone (propria) si ferma e dichiara candidamente di essersi dimenticato le parole, gli Articolo 31 che gridano assieme a Fedez “Giorgia, legalizzala!”, l’indimenticabile frase di Arisa che rimarrà per sempre impressa nella storia del Festival: “Abbiamo fatto un casino, Gianlù!”, e tanti altri ancora.

Certo, rimaniamo orfani di Bugo e Morgan. Però questo splendido carosello nazional-popolare ci ha divertito. Con buona pace per i più intellettualoidi fra i nostri lettori, vi lasciamo quindi alle nostre pagelle e speriamo che abbia fatto divertire anche voi.

Anna Oxa, “Sali (Canto dell’anima)”
Il testo della canzone l’ha scritto Paolo Coelho. La voce invece c’è e le intenzioni pure, anche se entrambe non sono più quelle di una volta. Il cordone da frate francescano ed i capelli da Targaryen non aiutano. NEW AGE 6/10

gIANMARIA, “Mostro”
Ha venti anni. È di Vincenza. Ha la voce uguale identica a quella di Sangiovanni. Amadeus l’ha pure chiamato Sangiovanni per sbaglio. Ma siamo proprio sicuri che non siano la stessa persona? Li abbiamo mai visti insieme? Comunque, bravino. BRUCE WAYNE 7/10

Mr. Rain, “Supereroi”
L’acconciatura è da Eminem de Tor Pignattara. Tutto il resto sta a metà fra il Michael Jackson di “We Are the World” e la telepredica alla Bono Vox. Il coro dei bambini è in quota Vaticano.  CLERICALE 4/10

Marco Mengoni, “Due vite”
Si veste di nero come Mercoledì Addams e sembra che stia sempre per mettersi a piangere. La sua canzone odora un po’ di vecchio, ma in fondo non è malaccio. C’è però da aggiungere che qui in redazione il mengonismo non l’abbiamo mai capito fino in fondo. TEEN DRAMA 6.5/10

Ariete, “Mare di guai”
Melodia carina, orecchiabile e rilassante. Molto rilassante. Forse anche troppo, visto che il Festival ci costringe a fare le ore piccole. Assomiglia tanto a Madame, ma è più bassa. MINIME 6.5/10

Ultimo, “Alba”
Non ci piace già dal 2019, quando si era lamentato di essere arrivato secondo. Si presenta sul palco dell’Ariston con uno smanicato da tamarro, un atteggiamento da bulletto ed un pezzo indistinguibile da qualunque altro brano abbia proposto finora. Assomiglia un po’ a un Rkomi malvagio. MIRROR UNIVERSE 4/10

Coma_cose, “L’addio”
Hipster ma bravi, più della volta scorsa. Anche se confessiamo di essere rimasti molto delusi quando abbiamo scoperto che nel testo della loro nuova canzone non c’era nulla all’altezza di “Galleggio in una vasca piena di risentimento e tu sei il tostapane che ci cade dentro.” Comunque promossi a pieni voti. HIPSTERICI 7/10

Elodie, “Due”
Elodie gioca a fare Beyoncé, anche se non siamo del tutto sicuri che se lo possa permettere. Il pubblico maschile l’ha gradita, quello femminile ha anche ascoltato la canzone. Presenta comunque un pezzo orecchiabile, e la voce non le manca. SAY MY NAME 7.5/10

Leo Gassman, “Terzo cuore”
Stona di brutto e arriva pure quinto la prima serata. Manco avesse un bel sorriso ed un cognome famoso. Canzone carina, però. NEPOTISTA 6.5/10

Olly, “Polvere”
Manca Benjy, ma glielo perdoniamo. Canzone che parte in sordina, ma si impone in scioltezza. Come dicono in America, that was a bop. TORMENTONE 8/10

Colla Zio, “Non mi va”
Versione tamarra dei Take That, sono un po’ boy band, un po’ Neri Per Caso, un po’ K-pop e un po’ United Colors of Benetton. Come il cane Balto del famoso cartoon, sanno solo quello che non sono. Però hanno stile, ed in fondo non ci dispiacciono.  POWER RANGERS 8.5/10

Mara Sattei, “Duemilaminuti”
Canzone conservatrice, a tratti indistinguibile da qualunque altra canzone pop italiana per voce femminile di 10 anni fa. Però ha un bel ritmo e gliel’ha scritta Damiano dei Maneskin. STICAZZI 6/10

Blanco
Blanco come Morgan. Ed è subito leggenda. Spacca tutto e viene ufficialmente bandito dalla Rai per i prossimi mille anni. Ma (forse) ha anche dei difetti. DOV’È BLANCO? 15/10

Will, “Stupido”
Non tutti i Gen Z cantano filastrocche per bambini alla Disney Channel. Lui sì, però. Il suo nome d’arte lo rende in-google-abile in quanto è ufficialmente uno dei nomi più comuni del mondo anglofono. Ci sentiamo tanto Boomer a prendercela con questa abitudine dei giovani di usare i nomi singoli; però scusa, se ti chiami Will magari un cognome ti serve, no? JOHN DOE 4/10

Modà, “Lasciami”
I Modà scrivono delle canzoni che mi possono far cantare ad alta voce in macchina anche nella coda dell’ora di punta. Quando mi metto a cantare la loro canzone di quest’anno però mi sento in coda all’ora di punta anche durante un week-end ad Acapulco. DELUSIONE 3/10

Colapesce e Dimartino, “Splash”
Non è “Musica leggerissima,” ma poco ci manca. La loro canzone è un’opera d’arte, in altre parole, ma è talmente simile a quella di due anni fa per stile ed atmosfere da lasciarci comunque perplessi e giocarsi così il punteggio pieno. MANIERISTI 9/10

Articolo 31, “Un bel viaggio”
La reunion fra lo Snoop Dog italiano ed il suo DJ storico è sincera e fa scendere una lacrimuccia a tutti quelli che sono cresciuti negli anni ’90. Lo scratching sul finale è un po’ da boomer, ma senza le tamarrate di DJ Jad non sarebbero gli Articolo. Tutto ciò però non basta a salvare una performance a cui manca decisamente qualcosa (la voce, per esempio) ed una canzone che odora di Max Pezzali lontano un miglio. 6.5/10 FAN SERVICE

Cugini di Campagna, “Lettera 22”
Stile proletario, cazzimma a fiumi e talento da vendere. Contro ogni pronostico, sono fra i nostri preferiti in questa edizione del Festival. Senza se e senza ma. Ed i Måneskin muti. EUROVISION SUBITO 9.5/10

Giorgia, “Parole dette male”
Guarda, la nostalgia piace anche a noi. Ma quando un arrangiamento musicale ti grida “il 1992 non è mai finito” dalle primissime note che escono dal sintetizzatore, tutta questa nostalgia rischia di soffocare il talento. Fra l’altro Giorgia non aveva ancora debuttato nel 1992, ma ascoltando questo brano stento a crederlo. RITORNO AL FUTURO 4.5/10

Sethu, “Cause perse”
Canzone un po’ punk, allegra, che ci ha regalato il primo sorriso della seconda serata. Non si meritava l’ultimo posto in classifica. Ma questi capelli antico romano? IMPERATORE COMMODO 6.5/10

Lazza, “Cenere”
Una bop da discoteca come nessun’altra canzone di quest’anno. Ce lo aspettavamo dall’autore di “Panico”. Ma lui e Sethu avranno lo stesso barbiere? DOVE SI BALLA 8.5/10

Shari, “Egoista”
Maestra del vibrato. La su voce trema così tanto che ci viene mal di mare. CHINETOSI 3/10

Madame, “Il bene nel male”
Qualche battuta sul suo green pass ci sta e se la merita, ma è davvero tanto brava. Canzone splendida e coraggiosa, specie se ascoltata da un metro e mezzo di distanza indossando la mascherina. DITTATURA SANITARIA 9/10

Gianluca Grignani, “Quando ti manca il fiato”
La canzone forse non è da vittoria a San Remo, ma è davvero molto intensa. Per noi è un sì. E poi una volta Salvatore da ragazzino l’ha pure chiamato mentre era in radio per chiedergli in diretta di aiutarlo a fare i compiti di matematica. E lui l’ha fatto.  TRUE STORY 8/10

Levante, “Vivo”
Il testo sembra un po’ “Chimica” dell’anno scorso, ma in chiave guru motivazionale. Senza la Rettore, però. Si mormora che ascoltando questa canzone al contrario si possa diventare vegani. SCIENTOLOGY 6/10

Tananai, “Tango”
L’anno scorso ha portato un tormentone di tipo estivo all’Ariston. Ha steccato ogni sera. È arrivato ultimo. Ed ha rubato un pezzetto dei nostri cuori. Quest’anno si dà alla legge del contrappasso, portando al festival dei fiori una canzone che più sanremese non si può. Avrà fatto anche lezioni di canto, ma a noi quella simpatica canaglia del vecchio Tananai manca da morire. PURGATORIO 7.5/10

Rosa Chemical, “Made in Italy”
A prima vista, sembra l’Achille Lauro che ti arriva a casa se lo ordini su Wish. È invece stata una delle grandi sorprese di questo Sanremo. Trolla a destra e pure a mancina, ma in fondo ci vuole almeno un* all’anno che fa così. Scippa il 10 politico in zona cesarini per essersi limonato Fedez in diretta davanti alla moglie. UOMO VITRUVIANO 10/10 

LDA, “Se poi domani”
Cantabile e di facile ascolto. Però un sonnifero così non lo puoi mandare in onda dopo la mezzanotte. MARZULLO 6/10

Paola e Chiara, “Furore”
Le Britney di casa nostra sbucano da una nuvola di payettes e puntano tutto su un motivetto anni ’70, che però, a sorpresa, riesce ad esorcizzare qualunque operazione nostalgia. 8/10 IT’S P&C, BITCHES

Lascia un commento