Probabilmente già saprete che gli attori di Hollywood (quelli iscritti al sindacato SAG-AFTRA) sono in sciopero per far fronte ai cambiamenti che la digitalizzazione ha apportato ai settori di cinema e televisione. E probabilmente saprete anche che pure gli script-writers di Hollywood (quelli del sindacato WGA) stanno scioperando. E lo sciopero durerà ancora un bel po’, a quanto pare. Sono state rimandate le uscite di diverse serie televisive, e i dirigenti delle case di produzione sembrano decisi a comportarsi come i villains dei loro stessi film, insistendo esplicitamente che aspetteranno che gli scrittori perdano le loro case prima di riaprire le negoziazioni.
Forse lo sapete perché avete visto uno dei tanti meme che circolano in rete in questi giorni a proposito della trasformazione della Tata in icona di sinistra (anche se, a ben vedere, Franceschina Cacace nostra è sempre stata un’eroina del popolo). O magari perchè queste cose ve le ha dette direttamente Barbie.
Ciò che è rimasto meno noto in Europa finora è che un po’ tutti i lavoratori statunitensi stanno vivendo un’estate caldissima, che rischia di transformarsi un un autunno soffocante. Perché cosa c’è di più potente di uno sciopero dei lavoratori che fanno andare avanti tutto il circo Hollywood e del suo immaginario collettivo? La risposta è semplice: lo sciopero di quegli altri lavoratori che fanno andare avanti…praticamente tutto quanto.
Sto parlando dei lavoratori dell’UPS, ovvero l’United Parcel Service, ovvero una delle aziende più importanti fra quelle che si occupano di trasportare pacchi nel mondo. Nel 2022, questa azienda ha consegnato una media di 24 milioni di pacchi ogni giorno, per un fatturato totale di più di 100 miliardi di dollari l’anno. Consegnano di tutto. Dalla roba che ordini su Amazon a praticamente ogni cosa abbia a che vedere con il commercio elettronico americano, fino alle forniture di moltissimi negozi in America ed in tutto il pianeta.
È da un mese che ci si aspetta questo sciopero, il quale potrebbe concretamente paralizzare gran parte dell’economia statunitense fino a data da destinarsi. Con negoziazioni che sono iniziate ad aprile, il 97% dei membri del sindacato (i cosiddetti “Teamsters”; ricordiamoci che in America i sindacati non operano su base nazione, ma aziendale) ha votato a giugno per autorizzare uno sciopero nel caso che non arrivasse un accordo sul nuovo contratto entro il 31 luglio. Non sarebbe la prima volta. Nel 1997, scioperarono 185.000 Teamsters per 15 giorni e l’azienda perse centinaia di milioni di dollari prima di concedere una vittoria storica al sindacato. Ma nel 1997 la logistica non aveva il ruolo centrale nell’economia globale che ha oggi. Infatti, gli UPS Teamsters oggi sono il doppio e un loro sciopero generale avrebbe effetti ancora più importanti.
È da un anno che i Teamsters si preparano per questa battaglia, e per buoni motivi. Con il caldo da record che stiamo vivendo negli ultimi anni, gli autisti UPS americani guidano ancora senza aria condizionata nei furgoni, anche in zone desertiche del paese in cui il condizionatore non è certo un lusso, ma una vera necessità. Almeno due autisti sono letteramente morti di caldo negli ultimi anni, e almeno altri 143 altri sono stati ricoverati per lo stesso motivo. Per non parlare dei rischi alla salute subiti dai magazzinieri di questo colosso aziendale, che spesso non hanno la ventilazione necessaria al loro ambiente di lavoro. L’estate scorsa ha fatto notizia un video di un autista svenuto su di una veranda in Arizona mentre stava consegnando un pacco. L’azienda aveva sempre protestato contro il costo dell’installazione dell’aria condizionata sul suo furgone, ma stranamente ha trovato i soldi per installare delle telecamere di sorveglianza su questo tipo di veicoli.
Ma fra le richieste più importanti dei Teamsters ci sono anche quelle che riguardano i lavoratori part-time. Da decenni, UPS elimina posti a tempo pieno per sostituirli con lavoratori part-time, i quali vengono pagati di meno e ricevono meno benefit (per capirci, in America cose fondamentali come l’assistenza sanitaria sono di fatto legate ai benefit contrattuali). I lavoratori part-time, fra l’altro, sono proprio quelli che normalmente operano nei magazzini, cioè quelli che non vediamo consegnare pacchi alle nostre porte ma che svolgono un lavoro massacrante dietro le quinte.
Questa volta, però, i Teamsters sembrerebbero aver vinto ancora prima di scioperare. Solo negli ultimissimi giorni prima della scadenza del contratto, è stato infatti annunciato un accordo tra l’azienda e il sindacato. I soci del sindacato lo devono ancora approvare (lo voteranno ad agosto), ma un loro sì pare molto probabile visto che l’azienda ha concesso tutto: aumento degli stipendi, incluso un minimo salariale di $21/ora per i part-time (circa €19, mentre in Italia ancora ci si chiede se un salario minimo da €9 potrebbe distruggere l’economia nazionale); aria condizionata sui mezzi; migliaia di nuovi posti a tempo pieno. Insomma, una vittoria enorme per i lavoratori.
Questa è nei fatti anche una vittoria contro la precarietà. Il che ci riporta a quei due altri scioperi che stanno avvenendo ad Hollywood: se si sono visti i Teamsters al picchetto del WGA e SAG-AFTRA, così come gli scrittori e gli attori dell’industria cinematrografica alle manifestazioni dei Teamsters, un motivo ci sarà.
L’UPS che preferisce assumere i part-time malpagati e i produttori televisivi che preferiscono assumere sempre meno scrittori e per meno tempo per ogni serie prodotta stanno in fondo facendo la stessa cosa, e per simili motivi. Lo stesso vale, come ho scritto di recente proprio qui su Deep Hinterland, per le università che assumono gli Adjuncts al posto dei Professori Ordinari, così come per Uber che non impiega autisti dipendenti ma solo “appaltatori” ed Amazon, che tratta notoriamente i suoi lavoratori come prodotti usa e getta non consentendo loro neppure di usare il bagno durante le ore lavorative.
Ecco quindi cosa hanno capito i Teamsters dell’UPS: questi fenomeni di sfruttamento si possono (e si devono!) contrastare con efficacia solo organizzando reazioni collettive dal basso che escludano ogni tipo di competizione interna fra diverse categorie di lavoratori. Anche gli autisti a tempo pieno che percepiscono un buon stipendio, infatti, hanno percepito che la corsa alla precarietà minaccia non solo i loro colleghi part-time, ma anche se stessi.
La precarietà rappresenta una minaccia enorme anche a chi si pensa stabile nel proprio lavoro. Il che trasforma quella dei Teamsters in una vittoria da festeggiare per tutti, non solo per chi consegna pacchi in America.
Nata in Ohio e vissuta in passato a Bologna e a Genova, Mary Migliozzi attualmente vive vicino a Philadelphia, dove lavora nell’ambito dei programmi internazionali universitari. Per oltre 15 anni ha insegnato e ha fatto ricerca accademica in Italian Studies, concentrandosi sulla letteratura dialettale italiana e sulla musica pop e cantautoriale del Bel Paese. È un’appassionata di romanzi gialli inglesi, romanzi russi troppo lunghi per essere letti tutti d’un fiato, e del Festival di Sanremo.