Il capitalismo attuale sta svuotando l’Italia. E vi spiego il perché.

Ciao. Dal 2014 al 2022 l’Italia ha perso 1,8 milioni di abitanti.

Sgombriamo il campo da equivoci: l’Italia non sta attraversando solo una “fase complicata”. È un Paese che si sta letteralmente svuotando, come una nave che imbarca acqua da tutte le parti mentre l’orchestrina foglista sul ponte continua a suonare la solita melodia rassicurante: “Viviamo nel migliore dei sistemi possibili. Anzi, l’unico possibile. Il problema casomai è che c’è ancora troppo Stato sociale”.

Non ci crederete, ma anche in questo caso possiamo tranquillamente trovare il problema nella mano invisibile del mercato. Avete presente? Quella che non è proprio una mano quanto un dito, il medio, puntato verso di noi. E che, fun fact, in effetti non esiste.

Photo credit: Info Data – Il Sole 24 Ore.

Il “Grande Squeeze Out”: ovvero, come ti spolpo un popolo

Ne ho già parlato. Il “Grande Squeeze Out” non è un nuovo integratore promosso da qualche guru fuffafitness, ma la fotografia sadica di come la forbice della disuguaglianza si stia allargando a dismisura. È un concetto analizzato in profondità da gente che coi mercati ci campa e ci ha fatto i soldi veri: da una parte, c’è una elite sempre più ristretta che accumula fortune da capogiro. In Italia, il 20% più ricco si trangugia una fetta di torta che è quasi sei volte quella del 20% più povero. Questi signori vedono i loro capitali fruttare passivamente, tra rendite finanziarie e immobiliari, con un fisco che, chissà come mai, di loro sembra dimenticarsi. O, peggio, ricordarsi solo quando c’è da ridurgli le tasse perché così “creano lavoro” (nota: non lo fanno, mai).

Dall’altra parte, c’è la truppa, la stragrande maggioranza, quelli che per campare devono sudarsi ogni singolo euro. E cosa si ritrovano in busta paga? Spiccioli. Perché i salari reali in Italia sono una barzelletta tragica: non solo non aumentano da un’era geologica, ma sono addirittura scesi del 4,5% tra il 2013 e il 2023. Nel frattempo, nel resto d’Europa, la media della fluttuazione dei salari era un +3%.

La quota di ricchezza nazionale detenuta dalle famiglie italiane dal 2010 al 2024. Photo credit: Oxfam.

Quindi i ricchi diventano sempre più ricchi, la classe media non esiste più e la classe lavoratrice sono i nuovi poveri. Gente con uno stipendio che non copre neanche le spese di sussistenza, mentre gli ultimi governi si vantano del tasso di occupazione da record. Facile creare interi settori lavorativi, quando questi non consentano neanche di permettersi un affitto, ah?

Fuga dall’Italia SpA

E allora che fa il giovane (e, diciamocelo, anche il meno giovane) di belle speranze, magari con una laurea sudata e più competenze di quelle che cercano gli imprenditori che hanno ereditato l’azienda di famiglia e fanno solo contratti part time? Al massimo le valigie, di sicuro non i figli.

E non parliamo di quattro gatti, ma di un’emorragia continua. Nel 2024, si parla di 156.000 italiani che hanno detto “ciaone” al Belpaese. Un botto del 36,5% in più rispetto all’anno prima. Ormai, gli italiani all’estero iscritti all’AIRE sono più di sei milioni. Un’intera nazione fuori dai confini, come dice senza troppi giri di parole la Fondazione Migrantes nel suo Rapporto Italiani nel Mondo: l’unica Italia che cresce è quella che se n’è andata.

Le percentuali di italiani residenti all’estero per regione nel 2023.

E chi sono questi “traditori della patria”? Ci scherzo, ma qualcuno su X (dove sennò) davvero li chiama così. Sono spesso quelli di cui avremmo davvero bisogno: giovani, istruiti, formati. Che regaliamo belli pronti ad altre nazioni, che secondo me ci vedono un po’ come co*lioni.

Perché scappano? Perché cercano quello che qui è un miraggio: un lavoro vero, stabile, pagato decentemente, e una qualche forma di meritocrazia che non sia solo baciare le scarpe al padrone. Fuggono da un mercato del lavoro che sembra un girone dantesco: contratti spazzatura, part-time che sono full-time mascherati male, quote fuori busta per evitare i contributi, stipendi da fame che ti obbligano a restare a casa con i tuoi anche se hai più competenze di quelle che conviene mettere nel CV. Sì, perché in Italia, ripetiamolo, puoi lavorare e restare povero. Quasi l’8% degli occupati nel 2023 era in questa situazione.

Avete presente il meme su Fight Club in cui ci si interroga di come mai la vita da incubo del protagonista adesso sia vista come qualcosa a cui aspirare? Ecco.

Si zio abbiamo schivato un proiettile e non ce ne rendevamo conto. Palla a voi adesso.

Figli? No grazie, ho un mutuo acceso

Se per i single la vita è un percorso a ostacoli, per chi osa pensare di mettere su famiglia è una partita a Dark Souls. E i risultati si vedono: culle vuote e un tasso di natalità distopico. Nel 2024 abbiamo toccato il fondo del barile: 1,18 figli per donna. Avete letto bene. Praticamente, stiamo andando verso una meritatissima estinzione, come certifica l’ISTAT. E non veniteci a raccontare la favoletta della “libera scelta” o delle donne che non hanno voglia di fare figli, perché spesso dietro c’è il macigno delle difficoltà economiche.

Questa non me l’aspettavo.Photo credit: The Sunday Times.

Fare un figlio in Italia, oggi, è un atto di incoscienza finanziaria. Secondo i calcoli della Federconsumatori, tirare su un* ragazzin* fino ai 18 anni può costare oltre 175.000 euro per una famiglia media. E come si pagano, con stipendi che a malapena ti permettono di avere un gatto e un potere d’acquisto che l’inflazione si è mangiato come un branco di piranha? Pregando che non si rompa mai la caldaia o che non si bruci la guarnizione della testata? O sperando che al rinnovo del contratto di locazione la holding che possiede il vostro appartamento non vi aumenti l’affitto perché “è il mercato”?

Ok, ma lo Stato? Austerity, bellezze. E non possono farci granché visto che se andassero a tassare i ricchi quelli smetterebbero di finanziargli le campagne elettorali (questa cosa la ripeterò fino allo sfinimento). La spesa pubblica per famiglie ed infanzia è da Terzo Mondo in Italia rispetto ad altri Paesi europei. Asili nido? Non scherziamo, soprattutto al Sud. Politiche di conciliazione vita-lavoro? Cosa sono, ne avete mai sentito parlare? Congedi parentali degni di questo nome? Forse in Svezia. Qui, nel 2025, la donna è costretta a scegliere tra carriera e famiglia, e indovinate un po’ chi ci rimette? Poi dovremmo parlare delle aziende che non assumono donne per evitare completamente il rischio congedi di maternità, ma lì mi beccherei una denuncia quindi, beh…

Intanto però si organizza il Family Day ogni anno: non per chiedere di essere messi nelle condizioni pratiche di crearla davvero una famiglia, ma per togliere ad altri la possibilità di farlo. Un capolavoro.

FragilItalia

I numeri del Report FragilItalia parlano chiaro: il 91% dei giovani italiani rinuncia ai figli per stipendi bassi e costi della vita insostenibili. Oltre un terzo degli under 35 vorrebbe due figli, ma il 24% si accontenta di uno solo e il 25% rinuncia del tutto. L’instabilità lavorativa colpisce il 63% del campione, mentre i sostegni pubblici restano insufficienti.

La contraddizione è stridente: in un’epoca di ricchezza crescente, fare figli è diventato un privilegio economico. Il sistema ha trasformato la genitorialità in un lusso che molti non possono permettersi, creando una spirale demografica discendente alimentata non da scelte culturali, ma da impossibilità materiali. La precarizzazione del lavoro e la finanziarizzazione dell’economia hanno reso la famiglia un investimento troppo rischioso per una generazione già schiacciata dai costi abitativi e dalla mancanza di prospettive stabili.

Photo credit: Telepace.

 

Capitalismo cannibale

Mettiamo insieme i pezzi del puzzle. Un sistema economico che concentra la ricchezza in poche mani e impoverisce la maggioranza. Un mercato del lavoro che produce precarietà e salari da elemosina. Uno Stato sociale che si ritira lasciando i cittadini soli di fronte a costi della vita insostenibili (nota a margine: stanno nascendo anche in Italia le assicurazioni sanitarie private, stile USA, fate 2+2).

Vi sembra un quadro casuale? O non è forse la logica conseguenza di un meccanismo che sta manifestando ciò che è stato progettato per fare, interessato solo al profitto a breve termine, all’accumulo di capitale anche a costo di desertificare il tessuto sociale? La priorità data al capitale sul lavoro, la compressione dei salari vista come “necessaria” per la competitività (seriamente) e la riduzione della bolla inflazionistica (SERIAMENTE), la finanza che gioca al casinò con le nostre vite, i mantra sull’austerità che servono solo a giustificare tagli ai servizi essenziali mentre si continuano a salvare le banche o a detassare rendite che non producono nulla.

Ovviamente se ne sono accorti prima loro, i ricchi. Quelli che fanno la guerra ai poveri dagli anni ’80. E che, da Berlusconi in poi, hanno creato una template comunicazionale con cui sono riusciti a convincere chiunque che i loro interessi sono gli interessi di tutti (se non si fosse capito finora: è l’esatto contrario). Non è una cosa nuova ovviamente, ne parlava Steinbeck negli anni ’30 quando diceva che il problema degli Americani era “che si non si sentono lavoratori sfruttati, ma imprenditori che ancora non ce l’hanno fatta“.

La narrativa sociale dominante oggi in italia, questa volta espressa da un fuffaguru finanziario online. Il pullover aracione parla da sè. Photo credit: Ispiria.

Lo vediamo tutti i giorni anche nelle nuove generazioni: sui social media è pieno zeppo di guru della finanza che acchiappano mentecatti nei loro schemi di brokeraggio o crypto scam promettendo ricchezza basata sul giusto mindset mentre si fanno foto in supercar a noleggio.

Ma siamo andati oltre. Se un metalmeccanico è disposto a scendere in strada per protestare contro una legge patrimoniale che non lo riguarderebbe neanche indirettamente nel peggiore dei casi possibili, significa che abbiamo creato uno scenario in cui le classi subalterne sono completamente incapaci di capire cosa sia nel loro interesse. E a quel punto applicare politiche di impoverimento progressivo diventa la cosa più facile del mondo. La Brexit nel Regno unito è stato un caso emblematico di questa dinamica.

Photo credit: Today.

Durante il covid c’è stata una catastrofe economica globale; eppure i super ricchi sono diventati ancora più ricchi. Se questa cosa non vi fa suonare qualche campanello d’allarme nella testa niente ci riuscirà

L’Italia si sta svuotando perché il suo modello economico – e in generale il capitalismo come sistema – è, semplicemente, insostenibile. Le proiezioni dicono che entro il 2066 si perderanno altri 7 milioni di abitanti. Stiamo cannibalizzando le nostre stesse risorse umane, distruggendo la fiducia nel futuro, minando alla base la possibilità di una vita dignitosa per milioni di persone. Continuare a far finta di niente, raccontarci che “non ci sono alternative”, non è più solo da ingenui: è da complici.

Forse, prima che sia troppo tardi, sarebbe il caso di iniziare a pensare seriamente a come cambiare le regole del gioco. O preferiamo aspettare di vivere in una terra desolata?

Lascia un commento