La tomba di Spinoza e le origini “eretiche” dell’Europa di oggi

Ha venduto granaglie e poi molato lenti per tutta la vita, ma ad appena 26 anni ha fatto venire giù tutta la millenaria metafisica ebraica e cristiana.

Baruch Spinoza, “maledetto di giorno e di notte, quando si corica e quando si alza; maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare” colpito poco più che ventenne dal più violento Herem (anatema) mai pronunciato contro un appartenente alla comunità ebraica olandese. A conseguenza di questa esclusione dalla comunità che gli aveva dato i natali, è ancora oggi seppellito all’Aia, lontano dal cimitero ebraico, alle spalle di una chiesa protestante che ai giorni nostri viene utilizzata come sala per concerti barocchi.

Il rabbino portoghese Natan Lopes Cardoso discute della possibile rimozione dell’Herem contro Spinosa ad una conferenza su questo tema svoltasi a Gerusalemme nel 2015.

“Meglio cosi”, reagì lapidario il filosofo olandese, che in realtà non aveva ancora pubblicato nulla ma che aveva pubblicamente dubitato dell’immortalità dell’anima. Tanto bastò per meritare la violenta scomunica rabbinica.

Con il tempo, Spinoza avrebbe anche “meritato” il disprezzo dei cristiani olandesi. Al pari degli ebrei, questi non avevano in grande considerazione la libertà di culto garantita dal Trattato di Utrecht nel 1579. Anche grazie all’appaggio incondizionato del filosofo, infatti, tale diritto civile si era fatto strada fra le clausole di questo storico trattato, che segnò il via all’indipendenza dei Paesi Bassi dall’Impero Spagnolo, all’epoca illiberale e oscurantista.

Invero, i rigidi “guardiani della fede”, ebraica o cristiana che fosse, continuavano a vigilare ossessivamente su ogni possibile deviazione dottrinale, in particolar modo sulle implicazioni che potevano derivare dal progresso scientifico quando urtavano i principi teologici su cui ebraismo e cristianesimo erano fondati.

Il Trattato di Utrecht, 1579.

Il pensiero spinoziano, era quando di più distante ci fosse da quelle Sacre Scritture che Baruch riteneva niente più che “un mucchio di carta ed inchiostro”, zeppo di lacune e discrepanze cronologiche, scritto da uomini incolti che raccontano di “profeti” dalla “fervida immaginazione”, di un Dio-Giudice che salva e punisce secondo la narrazione di uno “stolto antropomorfismo” e che è capace di “miracoli”. Roba per “incolti che ignorano le cause dei fenomeni”. Una condanna senza appello della Parola Rivelata, dei rituali liturgici, della cieca fede che si pone al di fuori delle leggi della natura.

Ne discute da anni la comunità ebraica, ma in realtà non hanno ancora il coraggio di tirarlo fuori da quel sepolcro gli eredi di quei rabbini che si sono privati di uno dei più grandi ingegni del XVII secolo. Né del resto quell’Herem è stato mai revocato, a riprova, a distanza di 367 anni, che le idee di Spinoza sono ancora oggi un ostacolo insormontabile per i principi teologici delle cosiddette religioni rivelate.

La tomba di Baruch Spinoza. L’Aia, Paesi Bassi.

Diritto, tolleranza e libertà ispiravano il pensiero di Spinoza, che non ne aveva trovato traccia tanto nel Vecchio quanto nel Nuovo Testamento. “So che è impossibile sottrarre le masse alla superstizione e alla paura”, scriveva, e sapeva pure che era quello il potere che preti e rabbini esercitavano sull’Europa pre-illuministica.

Era stato scritto all’inferno il suo Tractatus Theologico-Politicus, come annotato dal filosofo americano Steven Nadler nella illuminante biografia su quell’ebreo sefardita trasferitosi dal Portogallo nella “tollerante” Olanda. Un testo feroce e dissacrante, pubblicato dall’unico editore disposto a farlo, il sovversivo Jan Rieuwetsz.

Nonostante questi fosse il solo editore di Amsterdam che aveva il coraggio di dare alle stmpe opere senza l’”imprimatur” della censura, egli fu comunque costretto a riportare nel frontespizio dell’opera spinoziana un luogo diverso di pubblicazione, Amburgo invece di Amsterdam, dove il filosofo (“con quei fuochi tra le mani”) gli consegnò il manoscritto che anticipava di almeno 50 anni les Siècle des Lumières.

L’editore olandese Jan Rieuwetsz, ritratto in una stampa d’epoca oggi conservata al British Museum.

Il libro fu pubblicato anonimo nel 1670. Persino Leibniz ed i Cartesiani, a cui pure Spinoza era intellettualmente legato, ne presero le distanze nel timore di subire ritorsioni, sospettando che l’autore fosse proprio quel Baruch Spinoza che sapevano inviso alle Autorità Ecclesiatiche.

Colpito da un decreto di condanna emesso dalle Corti d’Olanda nel 1674, il Tractatus Spinoziano venne inserito nel 1679 anche nell’Indice dei Libri Proibiti della Chiesa Cattolica, pur continuando a circolare clandestinamente in tutta Europa, influenzando il pensiero degli illuministi francesi e finanche della sinistra Hegeliana in Germania.

Frontespizio dell’Indice dei Libri Proibiti, istituito dalla Chiesa Cattolica nel 1559 e continuamente aggiornato fino al 1966.

E’ probabile che Spinoza resti per sempre sepolto a Den Haag alle spalle di una chiesa semi-sconsacrata, ma l’Europa laica e democratica rimane ad oggi la legittima erede del suo scandaloso trattato.

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