Anche quella del 2021 è stata un’estate atipica. Nonostante le vacanze (almeno per chi se le è potute permettere), la vita non è tornata esattamente alla normalità. Anche se, piano piano, sembra che ad una sorta di normalità prima o poi ci arriveremo. Una cosa tipica dell’estate però ci è rimasta in questo 2021 un po’ barzotto. Sto parlando del “tormentone musicale”, quella grassa tradizione estiva che, fin dai bei tempi del Festivalbar, anima la musica pop nostrana. E adesso che, a vacanze finite, non ci resta altro da fare che reindossare le mascherine e ripresentarci in ufficio, godiamoci ancora quel che rimane dell’ultima stagione e della nostra giovinezza ormai sfuggita (di mano?); tanto “di doman non c’è certezza” (ma questo non è forse stato il tormentone estivo del 1490?).
Ma perché a me, ultra-35enne americana, salta in testa di scrivere delle hit estive e della “musica giovane” italiana? Perché ultimamente sembra andare di moda pubblicare interviste a cantautori boomer e un po’ ammaccati alla Umberto Tozzi, i quali si lamentano perchè la musica dei giovani di oggi è tutta uno schifo, e piove governo ladro, e una volta qui era tutta campagna. E c’è che io sono un po’ stufa di sentirmi ripetere sempre la stessa storia, ad ogni singola next generation. La tendenza della popolazione adulta a decidere ogni dieci o vent’anni che ora non c’è più musica, mentre alla mia epoca l’arte era vera, è cosa ben documentata. Però io penso che, in fondo in fondo, la musica di ‘sti regazzini potrebbe piacere pure ai “vecchietti”, se solo questi l’ascoltassero un pochino più spesso. La musica pop sa essere ridicola, certo, ma lo sapeva essere anche ai nostri tempi.
Non è che io ho passato tutta l’estate a sentire tormentoni italiani alla radio. Anche perché vivo nel paese di Lil Nas X (il quale, detto fra noi, ha appena fatto un nuovo album che mi piace un sacco) e non di Sangiovanni. Però è anche vero che sono un’americana dai gusti musicali sofisticati. Per questo motivo, l’algoritmo di Spotify mi identifica come una quindicenne italiana, che condivide però l’account con la mamma. Ascolto con piacere le hit contemporanee sanremesi, la più becera pop inglese e americana degli anni Ottanta e Novanta, ed anche un pochino di De Andrè per non farci mancare nulla.
Comunque, se vi fa piacere, rimanete ancora per un attimo con me nella pazza estate appena trascorsa. Oggi ho deciso di condividere con voi il mio parere non richiesto sulla musica giovanile italiana; insomma il parere di una che vive in un altro continente e non mette piede in una discoteca da almeno quindici anni. Visto che di mestiere faccio la prof di italianistica, però, posso considerarmi una professionista nel mettere i voti alla gente. E quindi oggi dò i voti ai tormentoni dell’estate. E siccome sono anche decisamente fuori target per questo tipo di musica, ho deciso di ispirarmi alle “pagelle ignoranti” con le quali siti famosi alla “Calciatori Brutti” prendono in giro le tradizionali pagelle della Gazzetta dello Sport. Un esercizio di cultura popolare italiana, insomma. Forse ora state pensando che questa sia una mossa un po’ scontata, oppure avete smesso di ascoltare musica giovane a 33 anni come la maggior parte degli adulti. Ma in fondo chi se ne frega. Facciamolo lo stesso, dai. Sarà divertente.
Malibù di Sangiovanni: 7,5. La canzone italiana più streammata dell’estate 2021 non è niente di complicato, ma è una di quelle cose nazional-popolari che ti fa venire voglia di restare sotto l’ombrellone col sorriso. E poi a me stanno simpatici i maschietti che si mettono lo smalto sulle unghie, tanto più se questo fa incazzare qualche cinquantenne retrò. BIANCO, ROSE’, E VERDONE
Mille di Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti: 7. Tormentone estivo vecchia scuola, con tanto di ritornello cadenzato che ti rimane in testa fisso fino a quando inizi improvvisamente a odiarlo. Vorrei sapere, però, che razza di contratto hanno firmato gli artisti con la Coca-cola, perché un product placement così sgamato non lo si vedeva dal 1999 (quando gli LFO hanno fatto cantare agli Americani per un’intera estate un’ode alle ragazzine che vestono Abercrombie & Fitch). MERCANTILISTA
Marea di Madame: 8. La canzone vince e convince. Mi chiedo però se, fra la “città-tà-tà” di Malibù e la “ma-ma-ma-ma-marea” di questo pezzo, le hit estive di quest’anno non abbiano cercato di ipnotizzarci o qualcosa di simile. Da apprezzare l’onestà intellettuale di Madame, che ci fa sapere all’inizio del videoclip che: “nel filmato sono presenti inserimenti di prodotti a fini commerciali.” E’ tutto molto bello, ma io in questo video più che prodotti commerciali vedo simboli anatomici alla Georgia O’Keeffe. MA-MA MIA
Pistolero di Elettra Lamborghini: 3. La Twerking Queen de noartri si riafferma anche quest’estate come l’esperimento sociologico più amato dagli italiani. Oppure ci sta più semplicemente prendendo tutti per i fondelli. D’altra parte, era forse evitabile che prima o poi qualcuno scrivesse un verso come “te amo, te quiero, te-quila”? TE-XANAX
Toy boy di Colapesce, Dimartino e Ornella Vanoni: 7. Beh, questi ci stanno trollando apertamente. O quantomeno stanno perculando Fedez e Achille Lauro alla grandissima. Il che è davvero molto stimabile. CLONE WARS
Movimento lento di Annalisa feat. Federico Rossi: 5,5. Penso di aver già sentito questa cosa da qualche parte. Sì, ma dove? Fatemici riflettere… ah, già! DESPACITO
Loca di Aka 7even: 5. Ma questo signor 7even, l’Eurovision di quest’anno se lo sarà guardato? Niente di personale, chiedo per un’amica. 5, DÉJÀ VU
Melodia proibita di Irama: 8,5. Canzone ormonale ed anche oggettivamente bruttina che però, per qualche inspiegabile motivo, mi piace davvero tanto. Ha un testo ricco di lecca-lecca talmente espliciti che Sigmund Freud scansati proprio. E poi è già la terza volta che questo giovane cantautore scrive una canzone che parla di sveltine in macchina. Il videoclip è preso pari pari da quello di una famosa canzone satirica di qualche anno fa, anche se qui l’ironia non è voluta. Ma ha anche dei difetti. ARRAPATO
Beggin’ dei Måneskin: 6. Pare che questa cover sarebbe uscita nel 2017, e che sia diventata virale solamente questa estate grazie a TikTok. Almeno così sostengono i miei studenti americani. Però i miei studenti americani sostengono anche che Bella Ciao sia diventata famosa grazie alla Casa di Carta. Il pezzo raggiunge la sufficienza (sempre meglio di quella cosa brutta che i Måneskin hanno registrato con Iggy Pop), anche se preferivo decisamente la versione dei Madcon. PANDEMICI
E con questo si chiudono le mie personalissime pagelle sulle hit estive del 2021, ad uso e consumo di tutti i boomers all’ascolto. Ora che la stagione dei tormentoni è finalmente terminata, non mi resta che avere pazienza e tornare ad ascoltare musica per vecchi fino al prossimo San Remo. Oppure potrei avere un sussulto patriottico e tornare ascoltare tormentoni pop nord-americani. Meno male che qui da noi esiste ancora Carly Rae Jepsen.
Nata in Ohio e vissuta in passato a Bologna e a Genova, Mary Migliozzi attualmente vive vicino a Philadelphia, dove lavora nell’ambito dei programmi internazionali universitari. Per oltre 15 anni ha insegnato e ha fatto ricerca accademica in Italian Studies, concentrandosi sulla letteratura dialettale italiana e sulla musica pop e cantautoriale del Bel Paese. È un’appassionata di romanzi gialli inglesi, romanzi russi troppo lunghi per essere letti tutti d’un fiato, e del Festival di Sanremo.