Le donne esasperanti della Palombelli: femminicidio e comunicazione mediatica

Secondo la ricerca Gender related killing of women and girls condotta su scala planetaria dell’ONU sulle Droghe ed il Crimine nel 2018, 87.000 donne vengono uccise ogni anno per motivi di genere (ovvero, a causa di vari moventi criminali legati al fatto stesso che a queste povere sventurate è capitato in sorte di essere donne).

Sempre risalente al 2017, una statistica dell’Eurostat (quella qui sotto!) ci mostra come l’Italia rientri tra le prime 20 Nazioni Europee in quanto a morte ammazzate per motivi di genere per annum, e che quasi tutti questi femminicidi siano avvenuti per mano di partner, mariti, o altri stretti familiari. Un dato che lascia perplessi, specie in luce dei recenti fatti di cronaca legati alla tragica uccisione di Saman, 18 anni.

E poi non bisogna trascurare che i vari lockdown causati dal covid hanno determinato una considerevole impennata degli abusi domestici, tanto che molte strade italiane ancora oggi sono tappezzate con il numero 1522 da contattare in caso di violenza.

Secondo il già citato Ufficio dell’ONU sulla droga ed il crimine, che nel 2017 ha istituito uno strumento di rilevazione mondiale rispetto ai casi di femminicidio chiamato Feminicide Watch, in Europa mancherebbero ancora delle vere e proprie tutele legali per le donne che subiscono violenze di genere, anche domestiche. Cosa che suona tanto sacrosanta quanto assurda, perché è assurdo dover pensare che servano delle leggi speciali che tutelino una specifica categoria di vittime di violenza, come se la violenza stessa fosse una cosa del tutto normale. Ma se non è normale, quantomeno viene normalizzata nell’Italia e nell’Europa di oggi.

Come se non bastasse, oltre all’assenza di tutele legali esiste anche una narrazione distorta rispetto alla violenza di genere: quella mediatica.

È palese che i media abbiano un peso non indifferente nell’interpretazione culturale che la maggior parte delle persone dà ad ogni fenomeno sociale (femminicidi compresi), il quale può essere facilmente sminuito dall’audience nonostante la sua importanza. A questo proposito, vale forse la pena spendere qualche parola su quanto è accaduto lo scorso 17 settembre durante una puntata de Lo Sportello di Forum, una trasmissione televisiva condotta da Barbara Palombelli.

La nota giornalista/conduttrice stava argomentando il suo punto di vista rispetto al recente incremento dei femminicidi in Italia, quando ad un certo punto esordisce così: “bisogna chiedersi se le donne hanno avuto un comportamento esasperante.” Dichiarazioni che sicuramente non ci si aspetta dopo il discorso pieno di retorica sul Girl-Power che la Palombelli stessa ha tenuto al Festival di Sanremo proprio quest’anno. O forse sì?

Di fatto, la recente sparata della Palombelli ha scatenato diverse polemiche sui social, da cui poi la giornalista/conduttrice si è dovuta difendere dicendo di esser stata fraintesa per il semplice fatto che lei “non starebbe dalla parte di chi commette dei femminicidi.” Anche ammettendo per ipotesi che alcune donne possano aver avuto un “comportamento esasperante” nei confronti dei loro assassini, questo comunque non giustificherebbe in nessun modo né le violenze contro di loro, né tanto meno la loro morte.

Ricordiamocelo una volta per tutte: queste donne sono in primo luogo persone. Seguendo il ragionamento della Palombelli, viene infatti da chiedersi se anche i gay, le lesbiche, gli extracomunitari, i poveri, e tutti quelli che subiscono costantemente abusi di potere, abbiano avuto un comportamento talmente esasperante contro il prossimo da meritarsi non solo l’emarginazione sociale, ma addirittura di essere presi impunemente schiaffi e coltellate.

La giornalista e conduttrice Mediaset Barbara Palombelli

Il fatto è, però, che le persone (vittime di femminicidio comprese) non sono proprietà di nessuno. Le persone non hanno il dovere di pianificare le proprie azioni in base alla possibile rabbia e violenza degli altri. Pur nei limiti della legge, tutte le persone sono anime libere di fare ciò che vogliono.

I media ed i new-media hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare la gente ad imparare ad accettare quello che, secondo i loro canoni culturali, viene considerato come diverso, eccentrico, o addirittura inaccettabile. Proprio per questo motivo un’affermazione come quella fatta dalla Palombelli su di un canale televisivo così mainstream come Rete 4, non è assolutamente tollerabile a qualunque livello.

A scandalo avviato, la giornalista Mediaset avrebbe semplicemente potuto dire: “Ho sbagliato, mi spiace.” Sbagliare è umano, l’avremmo capita. La Palombelli ha invece deciso di continuare a creare specchi su cui non riesce nemmeno ad arrampicarsi. Sempre che il suo scopo non fosse fin dall’inizio quello di creare, come si dice nel marketing più spregevole, un bel po’ di “rumore”.

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