Ormai ne parlano tutti e non potevo non farlo anch’io. Ieri pomeriggio è successa davvero una cosa troppo bella per sembrare vera. Mentre scorrevo la sezione dei PerTe di TikTok, mi compare sullo schermo del telefonino quello che è attualmente il video più guardato d’Italia: l’approdo di Silvio Berlusconi sul social cinese.
Che già di per sè è una cosa che fa un sacco ridere.
Ancora incredula di ciò che avevo visto, ma soprattutto sentito, il mio cervello ha subito iniziato a partorire una serie di collegamenti assurdi. Dopo essermi riconciliata con il fatto di essere finita in una puntata della versione trash di Black Mirror, mi è subito partita la deformazione professionale ed ho iniziato a mettere insieme due pensieri analitici su quello a cui stavo assistendo.
Una cosa pareva chiara fin dall’inizio: nel passaggio dall’analogico anni Novanta al digitale anni Venti, il Cavaliere mi si era trasformato di fronte agli occhi da buon padre di famiglia un po’ guascone al “bisnonno Felice” della generazione Alpha. Che Berlusconi sia il re indiscusso della comunicazione è assodato. Quindi dovremmo chiederci: come mai il Caimano nazionale ci ha messo così tanto tempo ad arrivare su TikTok?
In realtà è lo stesso Berlusconi a rispondere in maniera molto chiara a questa domanda nel video in questione, quando ci dice che su TikTok ci sono 5 milioni di giovani italiani under 30. C’è da dire che il social cinese ci ha messo diversi anni per raggiungere questi numeri, anche grazie anche al lockdown da pandemia. Ad ogni modo, non aveva alcun senso per Berlusconi (che a conti fatti è un uomo di televisione) iscriversi a TikTok prima dell’imminente competizione elettorale senza, e soprattutto prima, che il social raggiungesse un numero così corposo di possibili elettori. Come sempre, Berlusconi non lascia nulla al caso quando si tratta di comunicazione mediatica.
L’ambientazione del video rispecchia poi la tipica comunicazione istituzionale che viene fatta su quest’app. Libreria alle spalle con segni distintivi che permettano al protagonista della performance di (come si dice in volgare) “posizionarsi” nella mente dello spettatore.
Gli elementi distintivi in questione sono rappresentati da due cornici, contenenti entrambe il simbolo del partito di Berlusconi: a destra quello che sarà presente quest’anno sulla scheda elettorale (così non puoi sbagliare a disegnare la X) ed a sinistra il logo di Forza Italia anni Novanta, volto a sottolineare la storicità del partito e ad evocare una sorta di nostalgia vintage in tutti gli hipster all’ascolto. Sempre in alto a destra la bandiera italiana scivola giù lungo tutta la cultura racchiusa in quei libri per rimarcare maggiormente l’orientamento politico del messaggio elettorale.
Una cosa che però Berlusconi ha trascurato nel suo approccio a Tik Tok è il linguaggio del corpo. Il Caimano si percepisce molto il disagio con i tempi rapidissimi imposti dai media digitali, così come con la fisicità comunicativa che caratterizza la comunicazione via TikTok. A conti fatti, forse per via dell’età, l’approccio di Berlusconi a TikTok rimane decisamente televisivo. In questo senso, TikTok di Berlusconi mi ha fatto venire in mente lo spot televisivo di Mikhail Gorbachev per Pizza Hut, rievocato proprio in questi giorni dai social dopo la sua recente dipartita. In questo spot, l’ex Segretario del Partito Comunista Sovietico viene presentato come un amabile nonno ed un amico affidabile con cui è sicuro che le cose potranno sempre andar bene: “GOOD FRIENDS. GREAT PIZZA!” Propaganda pret-à-manger, è chiaro. Ma pur sempre propaganda non priva di ingegno.
Sia come sia, Berlusconi ha superato in un sol giorno i follower che Giorgia Meloni è riuscita a mettere assieme in sei mesi su Tik Tok, forse anche per via del fatto che la comunicazione clericale e conservatrice della leader di Fratelli d’Italia offre meno appigli ad un pubblico di giovani gender fluid. Sintomo che, al netto del solito Berlusconi, c’è ancora molta strada da fare nelle strategie di comunicazione politica italiane, e non solo a destra.
Sempre ieri (notizia passata in sordina) è infatti atterrato su TikTok anche Renzi. Il contenuto del Tik Tok renziano lascia molto a desiderare ed il suo approccio strategico al mezzo digitale sia imparagonabile all’istrionismo Berlusconiano. Però c’è da dire che, rispetto alla Meloni, almeno Renzi ha un content creator che sa che sottotitoli e transizioni vanno utilizzati per catturare l’attenzione. L’ex leader del PD punta sulla leaderizzazione, cosa che ha appreso durante gli anni di addestramento nel dojo di Berlusconi.
Guarda orgoglioso la camera e dice: “io sono stato arbitro, capoclan boyscout, ma soprattutto sono un politico”. Senza però né dire il nome del suo partito né menzionare l’esistenza del programma politico che vorrebbe realizzare. In questo senso, Renzi dimostra di aver fondamentalmente capito che la comunicazione su TikTok si basa sul branding e sull’immagine, più che sul contenuto e sulle parole.
Tutta questa cyber esperienza politica mi ha portata ad una riflessione importante.
Non è arrivando sui social che si colmerà il divario generazionale tra chi si candida alle elezioni e chi deve esprimere il proprio voto. Non basta essere in video per catturare e capitalizzare la fiducia di chi ha meno di 30 anni.
Sentire pronunciare le parole “realizzare i vostri sogni” dall’uomo che ha distrutto quello stesso futuro di cui tanto si fa portavoce è sconvolgente. Per quanto ogni sua apparizione mediatica sia volta a seguire il principio del buzz e del word of mouth (come dice lui stesso “non importa se in bene o in male, l’importante è che se ne parli”), questa volta sembra che Berlusconi (ed il resto della classe politica italiana) non conoscano davvero il proprio target. I giovani possono anche renderti viralissimo per mezzo di meme, post, repost, e duetti su Tik Tok, ma in realtà ciò che fanno è “triggerare” questi contenuti multimediali per sostenersi a vicenda.
Quindi anche avendo una fortissima visibilità mediatica capace di togliere l’attenzione da tutti gli altri candidati per i prossimi 25 giorni, le visualizzazioni di Tik Tok non saranno mai voti capitalizzati. Quando i ragazzi triggerano vuol dire che non c’è stima ma solo attenzione (e, a volte, forse anche pena?). Le nuove generazioni non sono sciocche. A conti fatti, stiamo parlando della generazione più scolarizzata della storia dell’umanità. I cosiddetti “giovani” sanno quindi benissimo quando li si sta prendendo in giro, per cui aprire un canale tiktok promettendo loro (in classico stile berlusconiano) di avere una soluzione facile per poter “realizzare i vostri sogni” fa semplicemente tanto tanto ridere.
Fa ridere perché solo un boomer d’annata come Berlusconi può pensare che i giovani del 2022 siano ancora in grado di immaginare un futuro ed avere sogni da realizzare. Il villaggio turistico di Mike Buongiorno è finito da tempo, e lo ha distrutto lui.
Tarantina per nascita, sociologa per scelta, classe 1992. Attiva da anni nell’ambito associazionistico e nel settore accademico, ho da sempre un occhio di riguardo per la mia sopravvivenza materiale. Ho lavorato in campagna e nei ristoranti, ed ho fatto l’educatrice in bicicletta. Tutto ciò solo per raggiungere il mio scopo primordiale: vivere di comunicazione. Mi piacciono i social, che studio e pratico. Nutro anche una (in)sana passione per la fotografia ed il disegno, che cerco testardamente di ibridare al mio lavoro ogni volta che posso. Quando ero piccola, mi sono costruita la casa di Hamtaro da sola con una scatola da scarpe. Ma poi mia madre me l’ha buttata via.