The New Pope: l’elezione di Leone XIV vista dall’America

I cattolici del mio paese, gli Stati Uniti, tendono ad essere un po’ intensi. Sarà perché ce ne sono di meno rispetto alla maggioranza protestante o forse perché il cattolicesimo qui da noi è storicamente legato all’identità etnica dei credenti (degli Irlandesi, dei Latinoamericani, dei Polacchi, degli Italiani, e di chi più ne ha più ne metta). Io personalmente non sono una cattolica praticante, ma avrete già capito dal mio nome (“Mary Josephine”) che sono nata e cresciuta in una famiglia aderente alla Santa Madre Chiesa.

Ho frequentato scuole cattoliche sin dall’asilo, con tanto di uniforme scamiciata con motivo scozzese. Rinunciavo al gelato ogni anno durante la Quaresima. Insieme ai compagni di classe mi ammalavo per l’odore dell’incenso durante la via crucis. Ed insieme alle compagne di classe sono stata sgridata dalle prof per i pensieri peccaminosi dei compagni indotti dalle nostre gonne corte (ma non potevano semplicemente guardare da un’altra parte e lasciarci vestire come volevamo in pace?).

Photo credit: Decentraland.

Oggi, anche se la Messa non la frequento più, lavoro per un’università cattolica e quindi rimango circondata da gente che ha seguito il conclave come se fossero i mondiali di calcio, mentre gli amici protestanti, ebrei e musulmani guardavano tutto ciò un po’ con la curiosità antropologica di un europeo che guarda il Superbowl.

Tanta gente aveva una squadra. La mia vicina di casa tifava Tagle, così come facevano molti dei miei studenti. L’amico italoamericano di sinistra preferiva Pizzaballa. Un altro mio studente, italoamericano anche lui e molto tifoso della Roma, mi parlava di Zuppi come se fosse Totti.

Photo credit: La Voz.

Ero in ufficio qui a Philadelphia quando si è visto il fumo bianco a Roma, e subito qualcuno ha mandato un’email invitando gli impiegati dell’università a radunarsi in una sala con un maxischermo per vedere insieme l’annuncio del nuovo Papa. Mentre aspettavo lì davanti alla tv con i colleghi, mi è arrivato un SMS dalla vicina di casa (quella che tifava per Tagle): “Peccato che non ci sarà mai un papa statunitense.”

Io ho risposto sinceramente che l’idea non mi era nemmeno passata per la testa e che non mi importava granché della nazionalità del Papa, a patto che non fosse uno della Gioventù Hitleriana come Ratzinger. Un altro amico, leggendomi la mente, in quel momento mi ha scritto: “Speriamo che Francesco abbia riempito il Collegio cardinalizio con abbastanza uomini dei suoi per non far votar loro un ‘nazista’ anche stavolta.” Una terza amica mi ha scritto semplicemente: “Pizza dances?!?!”

Quando è arrivato il momento tanto atteso, ho trovato più utili del solito le mie capacità linguistiche. Tutti i miei colleghi si sono girati verso di me per ottenere una traduzione di quello che stavano dicendo in TV, visto che neppure il commentatore televisivo americano che stava seguendo l’evento da Roma ci stava capendo molto.

“Robert Francis…qualcuno? Non conosco il cognome. Ma comunque si chiamerà Leone XIV”, ho commentato. Poi il tizio della tv finalmente ha capito: “The new Pope is Robert Francis Prevost, an American from Chicago.” E lì c’è stato un sussulto collettivo.

Photo credit: CNN.

Nello stesso momento, mi sono arrivati numerevoli altri SMS:

“WHAT?!?!” (Sempre la vicina di casa che tifava Tagle)

“Il Papa tifa i White Sox” (rincara l’italoamericano che tifava Pizzaballa)

“È americano, ma odia J.D. Vance, quindi tutto ok.” (aggiunge la tizia della pizza dance)

Nel frattempo, i colleghi l’avevano già google-ato: “Si è laureato alla Villanova University?!” La Villanova è un’università agostiniana di Philadelphia, a due passi da dove lavoro ora, e dove fra l’altro ho insegnato l’Italiano per otto anni. “Oddio, sarà insopportabile”, mi è venuto spontaneo commentare. “Ma ti rendi conto, il Papa ha guidato sullo Schyukill??” (l’autostrada più odiata dagli abitanti di Philadelphia), ha aggiunto uno dei miei colleghi. Ci è voluto poco prima che arrivassero i meme.

“Dio benedica tutti al mondo tranne Green Bay.” I Packers di Green Bay, una squadra di football americano, sono rivali storici dei Bears di Chicago, la città da cui proviene Leone XIV.

Praticamente il nuovo papa ha suscitato una specie di Greatest Hits dei campanilismi americani. Le battute sulle squadre sportive di Chicago abbondano. Ormai è possibile trovare online decine di versioni dello stesso video: Leone XIV che esce sul balcone con la musica dei Chicago Bulls.

Ci sono i meme sul Papa e la cucina Chicagoana e le battute sulla frase “Chicago Pope” che sembra il titolo di un dramma poliziesco tipo Chicago PD o Chicago Fire. In tanti mi hanno mandato un tweet che scherzava perfino sul Chicago Manual of Style (ovvero uno degli standard internazionali, usato anche in Italia, sulla forma da seguire quando si scrive un articolo scientifico). E poi ce ne sono molti altri troppo di nichia per essere tradotti.

“Il corpo e sangue di Cristo.” La pizza “Chicago style” ed una bottiglia di Jeppson’s Malört, un liquore di Chicago che, notoriamente, è pure una mezza schifezza. Photo credit: @annie_wu_22.

Chicago è una città a cui sono molto affezionata. Ci vado spesso perché ci vivono alcuni dei miei più cari amici. È un posto con un sacco di carattere. Sapete quale altra città americana ha un sacco di carattere? La mia Philadelphia. E siccome Leone è stato, anche se solo per un po’, anche un abitante di Philadelphia, quelli di Chicago non potevano essere gli unici a diventare insopportabili quando il nuovo pontefice è uscito su quel balcone.

Mentre io traducevo latino e italiano per i miei colleghi, a pochi chilometri di distanza hanno iniziato a suonare il campanile del campus a Villanova e non hanno smesso per dodici ore di seguito. Prima di questo, va detto, Villanova era conosciuta soprattutto per due cose: una squadra di basket che è stata forte qualche anno fa (ed ora non lo è più) e i finance bros. Ora possono vantare un Papa. Quindi ora su Instagram e TikTok proliferano i video con un Papa in IA che gioca a basket. Entro poche ore c’erano già dei cartelloni nel suo onore per strada nella zona di Philly. D’altra parte, in passato quelli di Villanova non avevano ottenuto che sfottò in merito a questioni papali.

Quello che ho scritto alla vicina di casa però rimane vero, ed è un’opinione condivisa da molti americani, sia cattolici che non. Per quanto mi piacciano i meme, non mi importa granché da dove venga il Papa. Però, dal momento in cui il nuovo Papa è di fatto un americano, non sono riuscita a trattenere un sospiro di sollievo quando ho visto le sue note critiche nei confronti Vance (un cattolico ultraconservatore) e Trump.

Rimane da vedere che tipo di papa sarà questo Leone XIV, ma Trump sembrerebbe aver smesso di essere il più famoso dei miei compatrioti all’estero. E almeno di questo posso considerarmi soddisfatta. Ma, ora che ci penso, forse non lo era nemmeno prima. Forse il più famoso era LeBron (uno dell’Ohio come me), o forse addirittura Michael Jordan, un eroe di (guarda caso) Chicago.

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