Angelo Faraci è un regista siciliano di 32 anni, che oggi conta nel suo curriculum svariate produzioni audiovisive sia da regista che da attore, dalla tetralogia di Ciò che non ti ho detto, ai corti Regenerate e Don’t Be Silent.
Addentrandosi nei suoi lavori, nonostante i budget risicati, una messa in scena in bilico tra il grottesco, il melodramma e la crime fiction televisiva, ed una distribuzione sparsa tra piattaforme YouTube, Rai, e Sky, non si può non riconoscere che Faraci porti avanti una propria e precisa idea di cinema. Infatti, sono proprio questi punti di eccentricità a trasformare la poetica ed il trascorso di vita del Faraci in una potente metafora delle condizioni e della ragion d’essere stessa dell’audiovisivo contemporaneo.
Qualche giorno fa, Angelo mi ha aperto le porte del suo ufficio, che è un vero e proprio museo del suo Io e del suo modo di intendersi maschera. Nella video-intervista che trovate qui sotto, abbiamo riflettuto insieme sul suo vissuto da Autore e su alcune questioni abbastanza discusse, oggi, intorno al cinema e l’audiovisivo tutto. Buona visione!
Frequento l’ultimo anno di DAMS a Palermo, dopo aver concluso un percorso all’accademia di cinema Griffith, a Roma.
Studio da tempo la cultura pop e le sue, svariate, manifestazioni. Su di queste ho organizzato pure 3 seminari all’Università di Palermo.
La mia rubrica approfondirà le dinamiche e i linguaggi dell’arte popolare, con particolare attenzione a come, oggi, questi vengano percepiti dai nuovi media e le nuove generazioni.