Avrei una soluzione per mette tutti d’accordo: nominare Mario Draghi Presidente del Consiglio per il prossimo settennato. Avete letto bene, Presidente del Consiglio, e voglio precisare che sono consapevole che per il nostro ordinamento costituzionale ciò non sia possibile. In questo modo, a grandi passi usciremmo dal pantano in cui siamo caduti, spinti dalla discussione decennale sul valore dei tecnici rispetto ai politici eletti. Ricorderete sicuramente la straordinaria polemica del 2011 che avvolse la nomina di Mario Monti alla Presidenza del Consiglio, quando un noto imprenditore, già allora non particolarmente lucido, venne accompagnato all’uscita di Palazzo Chigi mentre il paese affondava in un mare di spread.
Da allora abbiamo assistito a un godziliardo di eventi che avrebbero convinto anche Roy Batty a ripensare le sue leggendarie parole e ora leggiamo che sempre il noto imprenditore, ancora meno lucido, brighi per farsi eleggere Presidente della Repubblica. Credo che neanche il più grande autore di fantascienza potesse disegnare uno scenario distopico in cui le aule dei tribunali e delle scuole italiane sono tappezzate con il volto stirato e inamidato del noto imprenditore, sempre meno lucido ad ogni parola che scrivo.
Negli anni recenti, la questione del “tecnico” chiamato a fare politica è risultata centrale per il dibattito sulla qualità della classe dirigente di questo paese e abbiamo assistito a molte variabili, ciascuna fondata sulla assoluta inutilità del voto degli italiani.
Ho già fatto cenno a Monti, nominato nottetempo Senatore a vita della Repubblica e la mattina dopo già convocato per la Cerimonia della campanella con il predecessore. Il Governo Monti è durato quasi 1 anno e mezzo e rimarrà nella memoria per l’operato del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, per cui Elsa Fornero ancora riceve minacce dopo 10 anni, e per una legge del Ministro della Giustizia, che inibiva l’accesso alle cariche elettive a chi fosse stato condannato anche in primo grado. Il buon Mario si è fatto prendere la mano e arrivato in veste di tecnico ha successivamente fondato un partito durato meno di uno qualunque dei partiti di Mastella. A certe latitudini si dice, “non era cosa sua” e la parabola politica di Mario Monti ha mestamente toccato l’asse X.
Un altro sintomo della difficoltà di rappresentanza della nostra classe dirigente si è manifestato con “Giuseppi”, quando, dopo il voto del 4 marzo 2018, abbiamo dovuto attendere 3 mesi perché un noto movimento inventato da un noto comico completasse il casting di una figura presentabile, elegante nei modi e nel vestire, capace di parlare un “fluent italian” senza particolari inflessioni regionali, a cui va riconosciuto il merito di aver ottenuto buone mediazioni tra esponenti delle forze politiche al limite della opponibilità delle dita, e di aver gestito una serie di eventi imprevisti e prevedibili come il disastro del Viadotto sul Polcevera a Genova.
Il buon “Giuseppi”, e le sue bimbe, hanno lasciato la campanella nelle mani di Mario Draghi nel momento in cui si è configurata la possibilità per il nostro paese di ricevere una quantità di denaro mai immaginata prima per una situazione non legata a conflitti bellici. E quando hai una occasione del genere, puoi lasciare che questa messe di soldi sia gestita da uno che citofona alle persone chiedendo se spacciano o a uno che vendeva Caffè Borghetti allo stadio San Paolo, ora Diego Armando Maradona?
Per gestire questa opportunità chiami la figura più autorevole in Italia, riconosciuta come persona seria non tanto da noi italiani, che siamo capaci di dare patenti di serietà anche ai concorrenti del Grande Fratello VIP, ma dall’intero pianeta che ogni tanto un noto miliardario filantropo playboy che non si chiama Tony Stark, si diverte ad osservare dallo spazio, concedendosi il lusso di dare un passaggio in orbita al Capitano James Tiberius Kirk.
A Mario Draghi ora si vorrebbe far fare tutto, dal Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Commissario Tecnico della nazionale di calcio, perché “sì, Mancini ha vinto gli Europei ma ha avuto culo e ancora non ci ha portati in Qatar”, il Presidente di qualche regione inserita nell’Obiettivo Convergenza dell’UE, l’amministratore del proprio condominio e forse anche il Governatore di un piccolo stato confinante con il centro di Roma.
Evito di infierire su quel noto movimento inventato da quel noto comico, ricordandovi le opinioni espresse sull’attuale Presidente del Consiglio quando era alla BCE o ricordando la proposta di impeachment per Mattarella, ora ricandidato da quella manciata di sopravvissuti alle epurazioni interne. I nostri attuali rappresentanti politici hanno avuto la fortuna di potersi nascondere ancora una volta, rimandando ad una prossima occasione l’esibizione della loro inconsistenza amministrativa.
Tra loro, molto probabilmente c’è qualcuno che starà negoziando una candidatura alle prossime elezioni del 2023, in cambio del proprio voto per la Presidenza della Repubblica al noto imprenditore, che mentre state leggendo sarà impegnato in una intrigante disquisizione con un semaforo, spento.
Infine, la penna del noto autore di fantascienza potrebbe aver immaginato uno scenario in cui improvvisamente il CoVid diventi selettivo, contagi solo gli elettori di una parte dell’arco costituzionale e alla prima chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica si presentino solo i rappresentanti della parte di arco costituzionale a sostegno del noto imprenditore e alle ore 19.00 del 24 gennaio 2022, potremmo avere uno statista, una figura rappresentativa dell’unità nazionale, un uomo che si è distinto per qualità morali, per la capacità di mediazione che lo ha reso un simbolo della pacificazione nazionale, oserei dire un partigiano come Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica.
UPDATE
Tra una revisione del testo e un’altra, mi rendo conto di essere ossessionato da qualche nuova domanda… è ammissibile che un esponente politico, fondatore di un partito che da quasi 30 anni pratica una sistematica discriminazione verso coloro che sostengono posizioni diverse, che ha governato con chi parlava di “secessione” e in generale con chiunque, si proponga alla carica di Presidente della Repubblica, ovvero per un ruolo che dovrebbe essere un riconoscimento personale e politico basato su una forma laica di ecumenismo?
E’ tollerabile che un esponente politico con una storia giudiziaria imbarazzante diventi Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, organo chiamato a “garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura ordinaria”?
E’ auspicabile che un esponente politico che ha ridicolizzato per oltre 20 anni il nostro paese in ambito internazionale, sbeffeggiando Primi Ministri, Presidenti, Cancellieri, Governatori con battute da saletta buia e fumosa del retro di un bar di periferia, ma periferie brutte, e imbarazzando tanti connazionali impegnati ad affermarsi all’estero nelle loro professioni e nelle loro relazioni, continui a rappresentare il nostro paese con gli onori di un Capo dello Stato?
E’ sufficientemente autorevole un esponente politico impegnato in questi giorni nell’acquisto dei voti di molti parlamentari, dal gruppo “mesto” alle forze politiche di maggioranza ed opposizione, certi di non essere ricandidati per il prossimo Parlamento ridotto del 36,5% del numero dei rappresentanti?
La verità è che gli italiani vogliono essere rappresentati indifferentemente da chi può garantire contegno e autorevolezza (leggasi: da chi non ci fa fare figure di merda) e da chi può garantire la migliore versione del nostro carattere triviale (leggasi: se figura di merda deve essere, che sia la massima figura di merda possibile).
Architetto, giornalista, autore e conduttore radiofonico, volontario del Fondo Ambiente Italiano e sicuramente altro che non ricordo o mi vergogno di ricordare. Aspirante podcaster, ex giocatore di World of Warcraft, convinto sostenitore del multiverso e dell’universo specchio, profondo conoscitore di Star Trek. Adoro Vincent D’Onofrio, David Tennant, la commedia italiana degli anni ’50, le serie TV inglesi. I miei gusti cinematografici si agitano tra “The raid” e “Quel che resta del giorno”, escludendo scientificamente i film italiani. Citazione dotta: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”, Publio Terenzio Afro, “Il punitore di se stesso”, 165 a.C.