In molti Comuni italiani, quasi 600, il 14 maggio si è votato per eleggere altrettanti Consigli Comunali e Sindaci. Ho seguito qualche campagna elettorale da vicino e l’ho fatto non tanto per approfondire temi e soluzioni ai problemi, che oggi si chiamano “criticità”, delle comunità chiamate al voto, ma per avere una ulteriore conferma della assoluta irrilevanza della politica rispetto all’amministrazione.
Non saprei ancora per quanto, ma per diventare Consigliere o Sindaco oggi è ancora necessario avviare un processo che parta da “gli amici mi hanno chiesto di candidarmi” e si concluda con “XXXX (numero di preferenze ottenute) GRAZIE!”. In mezzo, ci mettiamo la scelta del nome della lista che non può prescindere da qualcosa che richiami un senso di condivisione, “Insieme per XXXX (nome del Comune)”, “Progetto per XXXXXX (nome del Comune)” o qualcosa che evochi una idea di movimento dopo un lungo periodo di inerzia, “XXXXX (nome del Comune) riparte!”.
Aggiungiamoci che la selezione dei candidati nei piccoli Comuni può assumere sfumature divertenti quando ci sono candidati in liste diverse appartenenti allo stesso nucleo familiare, magari sotto lo stesso tetto e magari con lo stesso nome di battesimo e cognome, per cui è necessario distinguerli ricorrendo al nomignolo con cui uno è più riconoscibile, preceduto da “detto”.
Poi serve qualcuno che sappia smanettare con la comunicazione, e c’è sempre un cugino che “con Photoshop è bravissimo!”, un cugino che ha un drone e “allora andiamo al mare con tutti i candidati e ci facciamo riprendere che camminiamo insieme” e nel relativo video al mare i candidati sono ripresi che camminano sereni, fanno finta di parlare tra loro sereni e ridono sereni sulle note di “Viva la Vida” dei Coldplay.
Immagino che non abbia bisogno, ma se il gruppo britannico avviasse una campagna di recupero dei diritti per l’esecuzione di quel brano in occasioni pubbliche di motivazione ed esaltazione collettiva, potrebbe acquistare un atollo polinesiano o una porzione di villetta bifamiliare a Rosa Marina, beni che si aggirano sugli stessi prezzi.
I comizi di piazza, dati per estinti, si tengono ancora, anche per non mostrarsi pigramente adagiati sulla comodità di una campagna elettorale che avviene nella realtà solo sui social e si accende solo per commentare i post di un candidato sulla propria pagina Facebook, creata e seguita da un altro cugino “che con Facebook è bravissimo!”
Non mancano le accuse di trasformismo a chi è stato candidato ad ogni elezione con una lista diversa, ma oggi è in una lista civica, a cui si risponde con accuse altrettanto assurde sulla incompetenza ad amministrare di chi viene dalla “società civile”, colui che ha bevuto l’amaro calice su insistenza degli amici.
Nei Comuni più importanti, in queste settimane abbiamo visto transitare esponenti di spicco del Governo, che passeggiano per le nostre città gustando un gelato, un caffè e si fermano tra le bancarelle del mercato settimanale per chiacchierare e mostrarsi umani e democratici con la “ggggente”, a braccetto con il candidato alla carica di Sindaco.
Ministri, Viceministri, Sottosegretari “incontrano la cittadinanza” nel corso di questo estremo, faticosissimo e penoso tentativo di ricucire i due lembi di un tessuto già cicatrizzato.
Ora… per quanto mi riguarda, votare è sempre stato un dovere e ho sempre votato. Non ho mai condiviso gli argomenti, anche motivati, portati da coloro che sostengono l’inutilità del voto e, anzi, fanno dell’assenza alle urne un motivo di vanto e un atto rivoluzionario, una forma di resistenza, che se Jan Palach ci avesse pensato prima magari non si sarebbe fuso con il marciapiede.
I Comuni piccoli e meno piccoli, a tutte le latitudini, hanno gli stessi problemi e sono gli stessi problemi da quando la politica esprimeva amministratori capaci, le norme erano meno rigide e gli uffici avevano un organico decisamente sovradimensionato. Negli ultimi trent’anni, dalle inchieste giudiziarie, al nuovo “miracolo italiano”, fino al noto movimento fondato da un noto comico di una nota regione italiana dove si il pesto si fa ancora al mortaio con i fagiolini e le patate lesse e ci si condiscono le trenette, tutti hanno pensato di poter amministrare un Comune, una Provincia, una Regione, e anche una Nazione, inseguendo l’illusione prima della “trincea del lavoro” e poi del “uno vale uno”, agevolati dall’introduzione prepotente dei social nella nostra quotidianità.
Inoltre, negli ultimi vent’anni, si è consolidata una forma di controllo sulle attività amministrative, attraverso codici, norme e regolamenti, che ha portato ad un livello di complessità per cui l’amministratore della pacca sulla spalla, delle due lampadine sostituite e delle due buche bitumate va ricordato come ricordiamo le impronte di mammuth nel permafrost.
E ancora, “l’Europa ce lo chiede” è uno slogan deriso e dileggiato ma è vero che l’Europa chiede conto delle attività effettivamente realizzate con i suoi soldi. E’ vero che la normativa europea quando è recepita dai singoli paesi può cambiare la normativa nazionale, e le relative interpretazioni, in maniera più restrittiva. Ma, ehi, siamo nel 2023 e viviamo in un mondo improvvisamente piccolo piccolo.
Premesso che conosco amministratori politici con grande capacità di visione, la capacità amministrativa deve essere tutelata dal tarlo della politica e dalla termite della creazione del consenso. Non ci sono soluzioni di destra e soluzioni di sinistra ma solo soluzioni da elaborare, da programmare, da progettare, finanziare e rendicontare. E per questo, la capacità amministrativa è più determinante della abilità politica.
Andiamo a votare sempre, anche ai ballottaggi dei prossimi giorni, con la premura di sbagliare candidato e poter continuare a lamentarci e provare quella sensazione di fastidio di quando, cercando parcheggio, pensiamo di aver trovato un posto e lo troviamo invece occupato da una minicar.

Architetto, giornalista, autore e conduttore radiofonico, volontario del Fondo Ambiente Italiano e sicuramente altro che non ricordo o mi vergogno di ricordare. Aspirante podcaster, ex giocatore di World of Warcraft, convinto sostenitore del multiverso e dell’universo specchio, profondo conoscitore di Star Trek. Adoro Vincent D’Onofrio, David Tennant, la commedia italiana degli anni ’50, le serie TV inglesi. I miei gusti cinematografici si agitano tra “The raid” e “Quel che resta del giorno”, escludendo scientificamente i film italiani. Citazione dotta: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”, Publio Terenzio Afro, “Il punitore di se stesso”, 165 a.C.