La fenomenologia dei Cinepanettoni: iconicità e transmedialità

Dovendo creare prodotti cinematografici esplicitamente rivolti alle classi popolari italiane, gli autori dei Cinepanettoni sono sempre stati interessati a sintonizzarsi, con grande attenzione, al proprio pubblico. In questo senso, una delle caratteristiche principali di questo tipo di film è che questi tendono sempre a cogliere e raccontare ciò che dovrebbe (quantomeno nella testa dei loro autori) rappresentare in maniera immediata e, per così dire, fenomenologica, il loro pubblico di riferimento: dalle etichette generazionali ai continui mutamenti che coinvolgono la società italiana nel suo complesso. Volendo racchiudere queste strategie cinematografiche in due macro-insiemi, potremmo utilizzare i concetti di iconicità e transmedialità.

All’interno dei Cinepanettoni nostrani, calciatori, musicisti, attori ed influencer di varia provenienza (cioè le principali icone popolari del mondo della post-ideologia) diventano strumenti di formazione, appigli per la costruzione identitaria di uomini e donne imbricati nella odierna società di massa. Grazie a qualità così rilevanti, essi quindi assumono il ruolo di veri e propri significanti del reale, che possono in parte ricordare quelle delle figure sacre (per l’appunto, le icone) dei secoli passati.

Uno dei titoli che, attraverso una serie di icone, tenta di raccontare la generazione del pubblico al quale è rivolto, è Vacanze di Natale 95, di Neri Parenti. In questo Cinepanettone, Luke Perry (attore noto per il ruolo di Dylan in Beverly Hills 90210, non a caso una delle serie televisive più rappresentative del mondo dei teen-agers anni Novanta), fa da traino per un conflitto generazionale padre-figlia. Una giovanissima Cristiana Capotondi, con il suo Cioè in tasca (vera e propria bibbia di ogni adolescente di paese dell’epoca), tenterà di avvicinarsi alla star internazionale, tra molteplici scontri e incomprensioni da parte del padre (interpretato da Massimo Boldi).

Tra il 1998 ed il 2000 arrivano poi i capitoli più rappresentativi del discorso iconografico portato avanti dal filone: Paparazzi e Body Guards, entrambi di Neri Parenti. Poutpourri di icone della generazione di fine decennio, questi due film percorrono un reticolo iconografico transmediale, trasportando su schermo icone da ogni provenienza, dal calcio alla tv fino ad arrivare al cinema. I due Cinepanettoni mostrano ciò dalla prospettiva di coloro che lavorano a stretto contatto con i cosiddetti Vip. Bodyguards e paparazzi diventano così ponti metanarrativi tra Vip e Nip, se non materializzazioni fisiche del vouyerismo del pubblico di massa nei confronti dei loro miti.

Altra opera rappresentativa del discorso è Tifosi, sempre di Neri Parenti, che arriva nel 1999. Questo film è uno spaccato dell’Italia calcistica, delle sue tifoserie, delle sue squadre e delle sue ossessioni. Fulcro di tutto questo immaginario diventa la linea narrativa che ha Nino D’Angelo come protagonista e nella quale vengono sviscerate, con ironia, le contraddizioni e le assurdità proprie della tifoseria napoletana e della complessa relazione che questa intrattiene con la figura, ormai mitica e (per l’appunto) iconografica, di Maradona.

L’apice del discorso, però, arriva nel 2004 con Christmas In Love, dove la questione iconografica e transmediale diviene piena teoria. In questo Cinepanettone viene tracciato un discorso sul rapporto fra l’immaginario televisivo e la sua interpretazione da parte delle classi popolari dell’Italia postomoderna. Nello specifico, il film tratta della mitologia scaturita dalla soap opera americana Beautiful in rapporto all’archetipo della casalinga Italiana di ceto medio-basso. L’universo di Beautiful, nel film, si mostra quindi come un teatro immaginifico dove si condensano le fantasie e le proiezioni inespresse da molte donne italiane, colte nel fuoco incrociato fra cultura patriarcale e subalternità di classe.

Anticipando di più di un decennio il film Reality di Matteo Garrone, la love story tra Anna Maria Barbera (la Sconsolata dello Zelig televisivo) e Ron Moss (il Ridge di Beautiful), illustra questa proiezione, sviluppandosi anche attraverso un interessante lavoro registico. Nel continuo campo e controcampo che esplicita l’incontro-scontro fra i due personaggi (ulteriormente sottolineato dal sottofondo musicale dell’intro e dell’outro dei loro rispettivi show televisivi) viene infatti immediatamente espresso tutto il rapporto fra iconocità e pubblico che caratteriza il genere dei Cinepanettoni nel suo complesso.

Davide Truchlec

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