Perché il Festival di Sanremo è ancora un evento

In un presente dove i giovani hanno, quasi, abbandonato il palinsesto televisivo nazionale, per migrare verso svariate piattaforme online, vivendo l’audiovisivo e lo spettacolo con ritmi e tempi del tutto estranei al pubblico di un tempo, Il festival di Sanremo appare come un’incognita.

Diventando, nel 2021, il Festival più seguito e commentato, da sempre, sui social, Sanremo, continua a mantenere il suo statuto di “evento”, pur rimanendo intrappolato in meccaniche e strutture vetuste: Il televoto, una conduzione affidata ad icone di un tempo passato, con ironie, battute e tempi di intrattenimento lontani dal presente, durate fiume e ritmi totalmente distanti dall’immediatezza del contemporaneo.

Forse, solo la musica tenta un leggero aggiornamento, con uno sguardo ed interesse verso le nuove generazioni, a discapito, invece, del pubblico veterano, che quest’anno, in tal senso, si è trovato molto disorientato.

Quindi a cosa è dovuto, tutt’oggi, questo grande successo del Festival di Sanremo? Il proliferare di meme, di narrazioni sotteranee, tra gruppi, pagine e social di ogni genere. Perché Sanremo continua a rimanere un evento di questa portata? La chiave potrebbe essere nella morbosa ricerca da parte del pubblico della dissonanza, dell’errore o della rottura di un ordine, da loro distante ed estraneo.Nella trasformazione di uno spettacolo composto e chiuso in sè stesso, in qualcosa di goffo e stravagante, in poche parole la ricerca del “Trash” o il “Kitsch“, quasi a voler riprendere il senso stesso della, storica, ironia pirandelliana.

Non per altro nel 2020, la deviazione totale dalla gara da parte di Morgan, che in uno slancio di creatività e spettacolo lancia un’invettiva al suo collega Bugo, diventa il momento più commentato del festival, se non uno dei più discussi e riprodotti dell’anno, quasi quanto la questione pandemica.

È così quindi, che stonature, errori, o semplicemente, momenti fuori luogo diventando protagonisti di narrazioni altre, vagliati da un’analisi al vetriolo da parte del pubblico. E anche quest’anno, quindi, sono stati i meme ed il web il vero palcoscenico del Festival, tra le urla strazianti di un Aiello e le gesta punk della veterana Orietta Berti.

Il rapporto, così, tra i giovani e Sanremo diventa sinonimo del gap generazionale, della distanza della tv di Stato dai giovani e di come questi ci si relazionano. E proprio in tal senso la desolazione delle poltrone vuote dell’Ariston diventa metafora di un pubblico che continua a tenere vivo il Festival, ma altrove, non più vicino al palco, distante, su spazi altri, virtuali.

Davide Truchlec