La settimana santa è finalmente arrivata. Ogni anno, non appena tolgo gli addobbi dall’albero di Natale, inizio ad aspettare questa festa importantissima con lo stesso senso di anticipazione che i bambini hanno per i regali da scartare il 25 di Dicembre.
Non a caso, sto pensando di inventarmi per l’anno prossimo una specie di calendario dell’avvento tarato su gennaio, in cui invece di un cioccolatino o una caramella Rossana, ti becchi ogni giorno un video classico dei Festival di Sanremo degli anni passati. Il primo gennaio, ti guardi Nilla Pizzi che ti ringrazia per i fiori. Il 2, Bugo che lascia Morgan a fare le pantomime sul palco dell’Ariston. Il 3, Blanco che perde la bussola tipo Hulk e spacca ogni cosa. E così via.
Comunque ora, dopo due mesi che ascolto in loop la mia personalissima playlist “Aspettando Sanremo 2024” (che dura sei ore ed include canzoni di tutti i Big in gara tranne che Il Volo, perchè c’è un limite a tutto), l’attesa è finita. Siamo arrivati alla vigilia. Vi scriverei volentieri delle “pagelle ignoranti” delle canzoni in gara come ho fatto l’anno scorso ma, visto che proprio non riesco ad aspettare altri due giorni per dire la mia sul Festival del Trash Italiano per eccellenza, quest’anno ho deciso di optare per dei pronostici. Nella speranza che, in quanto ad ignoranza, non temano confronti con niente e nessuno.
A un giorno dall’apertura del Festival di Sanremo 2024, cerchiamo quindi di capire insieme chi sono gli artisti in gara quest’anno, quali follie ci apettiamo da loro e che speranze hanno di vincere o, quanto meno, di farci vincere al Fantasanremo per darci poi modo di bullarci pesantemente con gli amici al bar. Se poi vi capitasse di leggere queste pagelle propiziatorie a Festival avviato o, ancora meglio, a Kermesse terminata, fateci sapere se ci ho visto giusto per email oppure tramite un commento sui canali social di Deep Hinterland. Anche perchè, anche se in fondo mi piace giocare a fare la Nostradamus della situazione, le profezie risultano sempre più divertenti quando non si avverano.
Alessandra Amoroso, “Fino a qui”
Non voglio fare la hater: l’Amoroso è brava. La sua musica mi fa rilassare. Forse un po’ troppo. Il problema è che spesso mi fa anche addormentare. Quest’anno porta a Sanremo, come spiega a Sorrisi e canzoni, una canzone che va ascoltata con “divano, candele, incensi”. Tanto per cambiare. REGRESSIONE IPNOTICA
Alfa, “Vai!”
Non lo conosco benissimo, ma sembra un bravo bimbo. La canzone che ha fatto con Annalisa all’epoca l’ho trovata parecchio ascoltabile. Ai miei studenti piace “Bellissimissima”, che trovano tanto romantica. Giudizio che non condivido, ma che mi fa intuire come questo ragazzo abbia tutte le carte per diventare una specie di Backstreet della Gen Z. FATTI MANDARE DALLA MAMMA
Angelina Mango, “La noia”
Da Americana, mi fa molto ridere il termine italiano “figlia d’arte”, così elegante ed indulgente se paragonato al sinonimo inglese “nepobaby”. Però devo ammettere che la sua è una delle canzoni più anticipate di questo Festival, visto che l’ha co-scritta con Madame e che lo “spiccato retrogusto latino” che sostiene essa abbia mi incuriosisce. NEPO-BABY K
Annalisa, “Sinceramente”
Forse mi darete della banale, ma questa non può non piacermi. Un “brano elettro-pop veloce e radiofonico, caratterizzato da una metrica avventurosa” proposto dalla tizia che ci ha regalato “Bellissima” e “Mon Amour”? Rischia pure di vincere. MEGLIO TARDI CHE MAI
Big Mama, “La rabbia non ti basta”
Trattasi di un’ottima cantante che però finora non ha ancora trovato la canzone giusta. E anche se un po’ mi annoiano le cover in Inglese a Sanremo, Big Mama che canta “Lady Marmalade” mi sembra una scelta azzeccata. Da quel poco che so della sua personalità pubblica (provocatoria, che gioca molto sull’identità) potrebbe essere la Rosa Chemical dell’edizione quest’anno. Chi limonerà sul palco? WILD CARD
Bnkr44, “Governo Punk”
Una boy band molto confusa. MA CHE PUNK D’EGITTO?
Clara, “Diamanti grezzi”
“Mare fuori” non l’ho visto, quindi non ci vedo niente di speciale. La sua canzone ha il titolo più banale ed adolescenziale che mi sia capitato di sentire dal 2007, quando una giovane Taylor Swift cantava “Teardrops on My Guitar”. NETFLIX AND CHILL
Dargen D’Amico, “Onda alta”
Ah, Dargen! Con i suoi discutibili occhiali da sole. Esteticamente sembra un papà della suburbia americana che rappa in preda ad una crisi di mezza età. Ma ha anche dei difetti. La canzone promette bene, dovrebbe avere quel bilanciamento perfetto tra lyrics di livello e ballabilità tamarra di cui si è già dimostrato maestro nel 2022. TRA I ROTTAMI BALLA
Diodato, “Ti muovi”
Secondo Sorrisi e canzoni, “’Ti muovi’ è una ballata trascinante in cui è impossibile non riconoscere lo stile del cantautore pugliese”. Quindi… “Fai rumore” bis? Dai, che ci è anche piaciuta, ma non abbastanza da ripetere. SUONALA ANCORA SAM
Emma Marrone, “Apnea”
Tra tutti gli artisti in gara, anzi, tra tutti gli artisti mai stati in gara, credo che Emma sia l’unica ad aver ottenuto un certo traguardo: quello di aver vinto sia il Festival (nel 2012) e il FantaSanremo (nel 2022). Per questo motivo, le perdono persino la più terribile cover di Britney Spears di tutti i tempi, che portò proprio sul palco dell’Ariston un paio di anni fa assieme Francesca Michielin. BADASS BITCH
Fiorella Mannoia, “Mariposa”
Grande veterana non solo del Festival ma della musica italiana. Il gioco lo deve conoscere bene, e forse anche per questo ci ha offerto nel 2017 la ballata più palesamente Sanremese mai cantata sul palco dell’Ariston. Ciononostante, continua a piacermi, forse perchè in effetti sa cantare, o forse per nostalgia. Il testo di Mariposa mi ricorda un po’ “Bitch” di Meredith Brooks, grande classico degli one-hit-wonders americani e degli inni femministi anni ’90. Ci sta. DOLCEMENTE COMPLICATA
Fred De Palma, “Il cielo non ci vuole”
Facciamo un gioco. Se ti dicessi che uno dei testi sanremesi di quest’anno cita Fabrizio De André e ti chiedessi al buio di indovinare quale, tu che mi diresti? Diodato (che ha scelto di cantare Faber nella serata cover)? No. Dargen con i suoi testi complessi? No. Mannoia con tutte le sue affinità col cantautorato nostrano? Ma quando mai! Ma se poi ti dicessi che la citazione è tratta da “La guerra di Piero” e che è stata messa in mezzo da una banalissima canzone d’amore? Beh, forse ancora non avrei detto Fred De Palma, ma vi assicuro che è così. Forse avrebbe fatto meglio a portare uno dei suoi soliti pezzi di reggaeton. La sua scelta di duettare con gli Eiffel 65, inoltre, può sembrare buona. Ma solo chi non si è beccato la loro performance a “Una voce per San Marino 2023”. SCELTE AZZARDATE
Gazzelle, “Tutto qui”
Era ora che Gazelle si facesse il suo primo Festival visto che, in assenza dei Coma_Cose mancava un posto in quota hipster. Porta “una canzone d’amore ambigua, aperta e sexy, da ascoltare con gli occhi chiusi per lasciarsi trasportare”, ma idealmente “in fila davanti a un takeaway cinese”. Ok. Non ci ho capito granchè, ma mi fido. CONFUSO E FELICE
Geolier, “I p’ me, tu p’ te”
E’ il re dello streaming, che però al Festival non vuol dire necessariamente granché visto che lo streaming lo fanno gli under 25 e a Sanremo se la comandano gli over 80. Perà ha oggettivamente talento da vendere. La canzone, per come lui stesso l’ha descritta, pare un po’ il suo solito. Non è destinato a vincere, ma forse ad arrivare in Top 5 grazie al voto dei Gen Z. Duetta con Gigi D’Alessio, ma pazienza. La sua scelta di cantare in slang napoletano di strada ha fatto storcere il naso ai puristi della canzone classica partenopea, ispirando polemiche tanto agguerrite quanto inutili sulle differenze tecniche fra lingue e dialetti. Ma poi Geolier come si pronuncia? NOAM CHOMSKY
Ghali, “Casa mia”
Sarò di parte, ma Ghali è il mio preferito fra i Big di quest’anno. A parte il suo ovvio talento per i tormentoni, sa scrivere testi di qualità. Da quando è stata annunciata la sua partecipazione, ha detto apertamente che andava all’Ariston perché aveva un messaggio da portarci. Ed infatti il suo testo, che dovrebbe essere una specie di conversazione con un alieno che vede la terra da lontano, sembra avere riferimenti indiretti ma chiari alle crisi umanitarie nel Mediteranneo e a Gaza. Tutto bene fino a quando, qualche settimana fa, si è messo a parlare con l’alieno sui social. Pare che l’extraterrestre si chiami Rich, sembri una specie di tricheco e canterà con lui al Festival. Il che è abbastanza inquietante, specie perchè pare che ora Rich abbia anche un account Intagram tutto suo. FOX MULDER
Il Tre, “Fragili”
Uno degli artisti in gara che conosco di meno, anche se, dopo aver ascoltato alcune delle sue canzoni, devo dire che è un rapper di talento. Dopo aver letto che ha scelto di fare un medley con Fabrizio Moro per la serata dei duetti, però, mi sta già meno simpatico. PARTIAMO MALE
Il Volo, “Capolavoro”
Dire che stanno sul cazzo all’universo mondo è dir poco. Di sicuro, io li trovo insopportabili come una brutta cartolina postale. Forse anche perché, vivendo in America, sono stanca di sentirmi rispondere “Ah, Andrea Bocelli!” da vegliardi con l’accento alla Alan Friedman ogni volta che pronuncio le parole “musica italiana” in pubblico. OK BOOMER
Irama, “Tu no”
Anche qui mi tocca ripetermi: Irama mi piace da matti. Sono diventata una sua fan nel 2021, riguardandomi ogni sera quel video delle prove per “La genesi del tuo colore” che mandavano in onda al posto delle sue esibizioni live perchè lui era in quarantena. Poi si è rilevato versatile: reggaeton, rap, ballate acustiche, tormentoni estivi, le fa tutte lui. Alcune delle sue lyrics sono talmente demenziali che non possono non piacere (“lei mi fa bruciare dentro come Notre Dame”). Altre talmente emotive da risultare tanto, troppo sanremesi. Dà il meglio quando non si prende troppo sul serio, ma evidentemente lui non è d’accordo. Se farà il serio, questa volta potrebbe pure finire sul podio. Ma io continuerò a preferire sempre le sue cazzate. SANREMESE DOC
La Sad, “Autodistruttivo”
Gruppo post-punk arrivato all’Ariston (e nelle nostre vite) con 20 anni in ritardo. TRENITALIA
Loredana Berté, “Pazza”
Studiando la musica pop italiana per tutti questi anni, ho capito che una cosa che a me non ha mai convinto, ma che invece fa impazzire il pubblico del Bel Paese, sono le cantanti con la voce molto roca. La Nannini per esempio dovrebbe piacermi, ma non riesco ad ascoltarla troppo a lungo senza che mi venga da passarle del Vix Vaporub. La Berté, va detto, non ha sempre cantato così, ma ora mi sembra un po’ un gatto morente. Mi spiace, ragazzi, anche perchè il suo repertorio ha delle canzoni bellissime e non si può non ammirare almeno un po’ il suo stile unico e fuori dagli schemi. BRUNO PIZZUL
Mahmood, “Tuta gold”
Ve lo ricordate il Mahmood di Sanremo 2019? Sembrava timido, quasi non si muoveva, stava lì sul palco tutto rigido, mentre quelli dell’orchestra battevano le mani. Che sia cresciuto nel tempo è ovvio, ma con questo pezzo che Billboard definisce “catchy, con ritmi quasi reggaeton” voglio vederlo in pieno Eurovision mode. Voglio vedere ballerini, costumi fanfaroni, pubblico in piedi, allestimenti inutilmente barocchi che Achille Lauro scansati proprio. Difficile che vinca una terza volta, ma mi piacerebbe tanto dare a questo ragazzone un’altra chance di sbancare all’Eurovision. ROCOCO’
Maninni, “Spettacolare”
Non lo conoscevo prima di inserirlo nella mia Sanremo Hype Playlist di quest’anno, ma devo dire che ha delle canzoni lodevoli. Niente di troppo originale, ma dei pezzi da cantautore pop molto validi. Se non mi ricordo male, ha promesso su Instagram di non deluderci al FantaSanremo, quindi si vede che ha già capito tutto di ciò che conta davvero al Festival. LUNGIMIRANTE
Mr. Rain, “Due altalene”
Ancora non l’ho perdonato per il coro dei bambini cringe dell’anno scorso. Quest’anno canta addiritura della morte di altri due bambini, un argomento che non voglio proprio vedere trattato superficialmente in un’altra canzonetta strappalacrime che poco c’entra con le sue produzioni precedenti e che sembra costruita a tavolino per entrare nella Top 5 del podio Sanremese. OPPORTUNISTA
Negramaro, “Ricominciamo tutto”
Sappiamo tutti che ogni Sanremo include alcune scelte puramente nostalgiche. I Ricchi e poveri quest’anno, Anna Oxa l’anno scorso, e così via. Ma purtroppo questi ultimi anni ci hanno fatto capire che pure le band più amate dai millennial sono, ahimè, la nuova frontiera del Dad Rock Sanremese. Prima i Modà, poi le Vibrazioni, adesso i Negramaro. WAKE ME UP WHEN 2005 ENDS
Renga e Nek, “Pazzo di te”
A proposito della nostalgia. Per dire il vero, piuttosto che fare Sanremo insieme, mi piacerebbe vederli fare una classica buddy comedy all’americana tipo “Non guardarmi, non ti sento“. Un film simpatico in cui due papà decidono di mettere su una band o qualcosa del genere e poi se ne vanno in tour in qualche posto sperduto del Montana per scoprire il vero significato dell’amicizia. Così. GIANNI E PINOTTO
I Ricchi e Poveri, “Ma non tutta la vita”
Sì, sono gli ABBA italiani. Sì, sono qui per nostalgia. Sì, sono rimasti in due anzichè in quattro. E sì, la loro vocalist di punta è la mamma di Nek. Ma il primo verso della canzone che portano quest’anno all’Ariston fa: “Che confusione”, il che mi fa tanta tenerezza. Dai, che c’è di peggio. Sarà un bel tormentone. COCOON
Rose Villain, “Click Boom!”
Testo pieno di pistole ed automobili che, forse perché sono americana, trovo provocatorio e innovativo come i vasi di terracotta. Le lyrics (cit: “boom boom boom, vroom vroom vroom”) fanno venire in mente una cosa a metà strada fra una canzone dei Teletubbies, una poesia futurista ed un po’ cocainomane alla Marinetti ed un videoclip cringe alla Rkomi. Il bello è che potrebbe anche funzionare. ONOMATOPEICO
Sangiovanni, “Finiscimi”
Sangiovanni non so se ce lo vedo a cantare una triste canzone d’amore in stile R&B. Sono troppo abituata ai suoi tormentoni o al massimo a qualche pezzo agrodolce ma ballabile. Stiamo a vedere. Potrebbe essere cresciuto. ROMANZO DI FORMAZIONE
Santi francesi, “L’amore in bocca”
Per me sono stati decisamente i migliori del Sanremo Giovani di quest’anno, anche (ma non solo) perché il cantante e frontman del gruppo è uno di quei soggetti dall’aspetto abbastanza banale che però diventa inspiegabilmente fighissimo non appena sale su di un palco. DAMIANO DEI MANESKIN
The Kolors, “Un ragazzo una ragazza”
Se non è da Festivalbar con la cassa dritta, ci incazziamo tutti. Ma non credo che ci deluderanno. Tanto il frontman, un tizio che si fa chiamare Stash, non credo sia capace di tirare fuori una ballata sanremese. Difficile che salgano sul podio, ma porteranno una banger. VENGABOYS
Ora basta. Trenta cantanti in gara sono veramente tanti, ma almeno guardando il Festival da oltreoceano non mi toccherà fare le ore piccole per arrivare viva alla fine della kermesse. Fateci sapere cosa ne pensate dei nostri pronostici (soprattutto nel caso in cui ne avessimo azzeccato qualcuno!) e buona settimana santa all’universo mondo!
Nata in Ohio e vissuta in passato a Bologna e a Genova, Mary Migliozzi attualmente vive vicino a Philadelphia, dove lavora nell’ambito dei programmi internazionali universitari. Per oltre 15 anni ha insegnato e ha fatto ricerca accademica in Italian Studies, concentrandosi sulla letteratura dialettale italiana e sulla musica pop e cantautoriale del Bel Paese. È un’appassionata di romanzi gialli inglesi, romanzi russi troppo lunghi per essere letti tutti d’un fiato, e del Festival di Sanremo.