Serra San Bruno, i Certosini e le pipe di Grenci

Ritorno a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, dopo più di vent’anni. La prima volta fu per visitare la Certosa. Pensavo anche di poter vedere i famosi Certosini, ma li dovetti solo immaginare.

La loro presenza invisibile e silente m’ispirò una serie di dipinti, dove la cifra comune era la loro silhouette campita internamente a mo’ di raggi x, un tentativo forse naive di rappresentare quegli uomini di fede come materia rarefatta, lo spirituale che prevale sul corporeo.

“Certosini”, un dipinto di Massimo Maselli del 2003. Photo credit: Massimo Maselli

Enfatizzazione del Sacro, idealizzazione di un qualcosa di nascosto e che ci è dato di conoscere solo in parte attraverso gli innumerevoli scritti a riguardo o attraverso quel film documentario del 2005 di Philip Gröning, “Il Grande Silenzio”, raro esempio di rappresentazione visiva della vita quotidiana dei monaci Certosini.

Dopo tanti anni tornare a Serra San Bruno è soltanto poco più agevole. Nel frattempo si è aperto un nuovo vincolo autostradale, quello di Vazzano, ma lasciata l’autostrada ci si deve comunque inerpicare per una serie interminabile di tornanti fino a pensare, lo feci già la prima volta: “ma come ‘diavolo’ (!) avranno fatto i Certosini a recarsi dalla Francia fino alla Calabria più profonda poco meno di mille anni fa e lì mettere in piedi una Certosa così imponente e maestosa?”

La Certosa di Serra San Bruno. Photo credit: Massimo Maselli

Questa volta a Serra San Bruno è per incontrare un certosino laico. Mio figlio è un collezionista di pipe e mi ha parlato in più occasioni di Vincenzo Grenci. Sono affascinato da quei Calabresi che, tra mille difficoltà, sono riusciti a realizzare il proprio sogno in Calabria. Lo chiamo e ci diamo un appuntamento.

Invero mi dice: “Vieni quando vuoi, sono sempre qui a lavorare, raramente mi allontano da Brognaturo[1]. Vincenzo è cordialissimo sin da subito, senza troppi fronzoli, diretto: “chiamami quando sei in zona, potrei essere nei dintorni con i miei cavalli, ma in caso rientro in pochi minuti”. I cavalli, due elegantissimi arabi bianchi, sono una delle ragioni per le quali Vincenzo non lascia mai Brognaturo.

Arrivo a Casa Grenci un sabato mattina di novembre. Le Serre sono assolate e la temperatura appena fresca. Il paesaggio è quello di una “bassa montagna”, siamo a circa 800 metri sul livello del mare. Vincenzo ha appena chiuso nella stalla i suoi cavalli e mi promette di farmeli vedere prima che vada via. Entriamo nel suo laboratorio, fitto di attrezzi e creazioni, non solo pipe.

Il Laboratorio di Vincenzo Grenci a Brognaturo. Photo credit: Massimo Maselli

Vincenzo è veramente loquace, un amabile raccontatore di storie. Gli chiedo com’è nata la sua passione per le pipe e mi parla di suo padre, dei suoi anni trascorsi a Chicago. Sono affascinato dall’idea di come si possa solo immaginare di tentare la fortuna in una metropoli così remota rispetto ad un paesino di montagna e di poche anime del profondo Sud Italia.

Così mi lascio trasportare in un’altra epoca dalle parole di Vincenzo: “mio padre è stato il precursore della mia attività. Negli anni ’60 emigrò in America per cercare un miglioramento economico. La sua attività di falegname, che svolgeva egregiamente a Brognaturo, non dava tuttavia certezze economiche e sbocchi adeguati per portare avanti dignitosamente la famiglia, quindi decise di avventurarsi in America dove già c’erano i miei nonni. Dopo due anni, si ritrovò a Chicago davanti ad una vetrina con svariate pipe intagliate e messe in bella mostra.

A questo punto mio padre non seppe trattenersi e, spinto dalla bramosia di manifestare la sua bravura, si propose al proprietario della tabaccheria dicendo che era in grado di creare ‘immagini’ [n.d.r.: silhouette di pipe] con finiture migliori. Di fronte a tale determinazione il proprietario della tabaccheria mise alla prova mio padre e gli predispose un piccolo laboratorio in una parte di quella vetrina che era prospiciente ad una delle strade principali di Chicago. Mio padre, che aveva molta dimestichezza nell’intaglio del legno, cominciò così a realizzare svariati ‘intagli somiglianze’ [n.d.r.: riproduzioni di pipe da fotografie].”

Chicago,The Magnificent Mile, in una cartolina del 1960. Photo credit: Areo Distributing Co.

Da parte mia posso dire di essermi addentrato in questo lavoro già nel 1962, appena dodicenne, perché assieme a mia mamma mi recavo dai segantini locali che tagliavano le radici di erica arborea per fare le ‘placche’ [n.d.r.: abbozzi di radica], che poi compravamo per spedirle a mio padre a Chicago perché potesse realizzare lì le sue pipe. Poi nel 1965 mio padre fece ritorno a Brognaturo per continuare qui la produzione. Annualmente ripartiva per Chicago con il suo carico di pipe da consegnarle al suo amico tabaccaio per la distribuzione nelle Americhe.

Approfittando della presenza di mio padre qui a Brugnaturo, piano piano ho cominciato a dedicare tutto il tempo libero fuori dagli impegni di studio per andare a bottega ad assistere alle varie fasi di ideazione e realizzazione della pipa. E così, via via, ho preso sempre più gusto alla cosa ed eccomi qui a continuare ciò che mio padre mi ha trasmesso.”

Vincenzo Grenci. Photo credit: Massimo Maselli

Ed ecco anche perché mi è venuto spontaneo definire Vincenzo un “certosino laico”. Non può essere un caso. Non posso credere che Vincenzo non sia stato ispirato da quei certosini che vivono solo a pochi chilometri dal suo laboratorio di pipe. L’ordine dei certosini è fondato sull’idea di solitudine, sul silenzio, ma anche sulle “obbedienze”, che poi sono il lavoro lungo tutto il giorno. E poi c’è l’idea di “famiglia certosina”, che per Vincenzo è una famiglia estesa: le pipe, le zampogne, i cavalli arabi, il pappagallo, il vecchio cane sofferente, persone care, animali e cose animate, il mondo intimo di Vincenzo.

“Tempo chiuso”, un dipinto di Massimo Maselli del 2008. Photo credit: Massimo Maselli

M’immergo per qualche ora in questo “giardino chiuso”, Vincenzo mi mostra le radiche degli alberi da cui prendono vita le sue pipe, mi racconta del processo creativo, dei riti, dei misteri che possono avvolgere questo lavoro, un lavoro che mi evoca quello degli antichi alchimisti.

Ancora inebriato da questo mondo lontano, lontano dai social, dalla virtualità che domina i rapporti umani, dall’artificialità che ora si vuole pure “intelligente”, scendo a valle e mi sembra di perdermi tra interruzioni stradali, deviazioni, mancate segnalazioni. Fino ad un posto di blocco dei Carabinieri che finalmente mi rassicura: “La direzione è quella giusta, verso Pizzo, buon proseguimento!”

Note
[1] Brognaturo è un comune in provincia di Vibo Valentia, a 4 chilometri da Serra San Bruno.

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