A cura di Maurizio Perelli
Caro Vasco, quanto ti pesa il mio vaffanculo? Sicuramente poco. Perché in fondo sai che stasera ninnerò mio figlio con Dillo Alla Luna, quindi hai vinto tu.
Però sì, vaffanculo. Ai prati gold, alle prevendite dedicate al fan club, a te che hai trasformato Zocca in una specie di centro del mondo quando il vero motivo del perché Zocca era Zocca era la sua essenzialità provinciale, un buco di culo sfranto del mondo.
Il problema è che ormai sei rock come io sono atletico, amico mio. E ti sei costruito un pubblico 2.0 che non ti ha mai veramente ascoltato. Sentito. Sentito tuo. Perché noi, gente di provincia, ti sentivamo nostro. Sentivamo che tu con Fegato Fegato, con Siamo Solo Noi, con La Strega…pure con Rewind via, se ci diceva culo di trovare figa, eri dei nostri. Un po’migliore di noi, forse, ma dei nostri.
Oggi mi sembri la migliore cover band di Vasco, e non ti riconosco più. Sì, proprio io che ti ho sempre difeso quando gli altro dicevano che i tuoi testi erano diversi da quelli di un tempo (è ovvio che lo siano, chi ti dice niente, i capolavori si fanno entro i 30…a meno che tu non sia sei Tolkien).
Ma, puttana Eva, non ti dico di fare come Battisti, ma manco di divenire così marchettaro verso questa nuova fetta di clien…scusa…pubblico. Perché qua si nasce incendiari e si muore pompieri, ricordando una tua presentazione di Stupendo.
Al tuo pubblico consiglio, invece, di correre a prendere i biglietti per Ķomandante 2025 e, una volta ogni tanto, di metter su un disco come Liberi Liberi, che sto ascoltando adesso, quando la vita gira a ramengo, come diceva Ligabue.
Ligabue che ha gestito il declino meglio di come tu hai gestito la gloria, caro mio. Mi manca, quando a venire a sentirti c’era il rischio di essere scambiati per quattro tossici. Papà stava in pensiero….e si potevano mangiare anche le fragole.
Ed ora scusa, debbo ascoltare qualcosa di tuo…ma di molto vecchio.

Antropologo non praticante, nasce a Rieti nel 1982. Laureato presso l’Università di Perugia, al momento ha messo la sua laurea in fondo al cassetto dei calzini preferendo andarsene in giro a commerciare bottiglie di vino. Appassionato delle vite dei santi, se n’è già occupato in un piccolo mensile che poi però è fallito. Sposato, gli piace la pastasciutta e ha una forte passione per la Milano degli anni ’80. Anche se a Milano ci è andato giusto tre volte.