Nell’ambito del progetto artistico-fotografico AFTER THE PANDEMIC / 1925 2125 2025 1425, ho realizzato una serie di foto liberamente tratte da un racconto del Decamerone di Giovanni Boccaccio: “È arrivato l’ambasciatore d’Armenia” (Storia n. 7 della Quinta giornata)[1].

Le foto si collocano in quell’anno 1425 che era già stato esplorato in senso visivo da altre serie di fotografie appartenenti al progetto “After the pandemic”, anche se Boccaccio scrive il Decamerone intorno alla metà del ‘300 facendo riferimento alla terrificante “peste nera” di quel secolo. Preciso che il 1425 è stato da me scelto come anno di un ipotetico “dopo pandemia”. Tuttavia, sarebbe più corretto parlare di “pandemie” al plurale. Invero, nel ‘300 ci furono una serie di ondate di peste: oltre quella del 1348 che sembrerebbe aver ispirato Boccaccio, quelle del 1361-1362, 1369, 1375, 1382-1384, ma anche degli inizi del ‘400 (1400-1402).
Non che dopo il ‘400 la peste sia scomparsa del tutto, ma da quel secolo in poi le pandemie sono risultate meno intense o più contenute e comunque ad intervalli molto più ampi, tant’è che il ‘400 porta con sé un boom demografico. Per questa ragione, nelle foto relative al 1425, due delle tre modelle che hanno collaborato al progetto risultano gravide. Il racconto di Teodoro e Violante ben si presta a rappresentare un ipotetico post pandemia 1425, pregno di gioia di vivere, erotismo, rinascita-nascita e, come emblema di queste, la gravidanza.

In breve, la storia di Teodoro e Violante nel racconto di Boccaccio. La vicenda riguarda Teodoro, figlio dell’Ambasciatore d’Armenia, rapito dai pirati genovesi sulle “coste dell’Armenia” (ai tempi l’Armenia aveva uno sbocco sul Mediterraneo, il rapimento avvenuto a Laiazzo, attualmente territorio turco). Portato in Sicilia come schiavo (ritenuto) turco, il giovane viene acquistato dal nobiluomo Amerigo Abbate da Trapani, in quanto questi “possedeva” una famiglia numerosa e quindi aveva necessità di aiuto.
Descrizione di Teodoro: “un ragazzo che spiccava per la sua bellezza e gentilezza di modi”. Teodoro si fa ben volere dal padrone e così Don Amerigo gli concede la libertà e lo fa battezzare (sempre ritenendolo turco) imponendogli il nome di Pietro. Descrizione di Violante: tra i figli di Amerigo c’era anche “una ragazza dolce e bella chiamata Violante”.

I due giovani s’innamorano, senza riuscire a dichiararsi l’un l’altra per molto tempo. La sorte provvede allora a “scioglierli dalla paura che li teneva a freno”. In un giorno di caldo torrido la moglie di Amerigo decide di recarsi nella tenuta di campagna fuori Trapani portandosi al seguito la servitù, nonché la figlia Violante e Pietro (Teodoro). Durante questo soggiorno, improvvisamente scoppia un temporale estivo e la signora, per evitare di rimanere bloccata nella dimora di campagna, decide di far ritorno in città. Tutta la compagnia si mette in viaggio, ma Violante e Pietro (Teodoro) si ritrovano soli, perché camminano più spediti degli altri. A seguito degli incontri amorosi e segreti, Violante rimane incinta. Quando la gravidanza non può più essere nascosta, Violante si confida con la madre. Poi il padre scopre il misfatto, perchè nel frattempo è nato un maschietto. Solo dopo aver minacciato di uccidere Violante, Don Amerigo viene a sapere dalla figlia com’è successo il misfatto e soprattutto chi è il padre del “bastardo”. Pietro (Teodoro) viene allora fatto arrestare e costretto sotto tortura a confessare.
Intanto, in attesa dell’impiccagione di Pietro (Teodoro), Don Amerigo dà incarico ad un suo servo di recarsi da Violante per ucciderla: con una mistura di vino e veleno in un’ampolla ed un pugnale il sicario dovrà chiedere alla giovane mamma di scegliere di morire, in alternativa, o bevendo il veleno o sotto i colpi del pugnale. Ma nel frattempo in città sono giunti casualmente anche tre nobili cittadini armeni, inviati dal re d’Armenia a Roma per trattare col Papa importanti questioni circa una programmata Crociata. Decidendo di fare una sosta di qualche giorno a Trapani, gli ambasciatori d’Armenia assistono al corteo per l’esecuzione della pena di morte di Pietro (Teodoro).
Fineo riconosce la voglia sul petto del figlio rapito quindici anni prima a Laiazzo, lo chiama per nome e gli chiede: “Da dove vieni? Di chi sei figlio?”. Teodoro risponde: “Sono dell’Armenia, figlio di uno chiamato Fineo. Sono stato portato qui non so da chi quando ero bambino.” A seguire, in breve, il lieto fine: Don Amerigo accetta di buon grado il matrimonio riparatore e i due giovani felicemente si sposano.

Ecco i “quadri” fotografici liberamente ispirati al DECAMERONE di Giovanni Boccaccio, nella riscrittura di Aldo Busi:
- I QUADRO. Descrizione del luogo delle riprese fotografiche: mentre il resto della comitiva finisce per ripararsi nella casa di un contadino, Violante e Pietro (Teodoro) si rifugiano in “una vecchia catapecchia sfasciata che non abitava più nessuno”, riparati “sotto quel poco di tetto che era rimasto incerto se franare o no”. In questo luogo avviene che i due giovani fanno per la prima volta l’amore (“Le parole portarono i polpastrelli a sfiorarsi e poi le mani a stringersi e le braccia a allacciarsi e le bocche a baciarsi immemori della grandine, imperterrita”).
Dalla relazione segreta che ne segue Violante finisce per rimanere incinta.

Si scelgono i RUDERI DI CIRELLA in Calabria, quale location ideale per le riprese fotografiche. Così anche per i “quadri” II e III, qui di seguito.
- II QUADRO. Si affiancano le immagini di Violante incinta e disperata e di Teodoro frustato ed in attesa di essere portato al patibolo.
- III QUADRO. Pietro (Teodoro) viene condotto al patibolo attraversando la città legato e frustrato. Descrizione scena: “Pietro era nudo dalla vita in su e aveva le mani legate dietro la schiena; uno dei tre ambasciatori, un vecchio di nome Fineo e di indiscussa autorità, guardando il giovane, notò una strana macchia rossastra sul torace, non un tatuaggio, ma parte integrante della pelle, una di quelle cose che le donne chiamano”voglie”.

Make-up e costume: sul modello che interpreta Teodoro sono riprodotti i segni delle frustate sulla schiena e la “voglia” sul petto; le mani legate dietro la schiena con corda ruvida. Il modello indossa un pantalone medievale e calza un sandalo.
Visual Artist: Massimo Maselli.
Modelli: Antonio Guarascio; Iryna Heikina.
Make-up artist: Iryna Heikina.
Location: Isola di Cirella, Tirreno cosentino.
Note
[1] Aldo Busi, 2021, Decamerone di Giovanni Boccaccio (riscrittura), Segrate: BUR Rizzoli Libri.

Cosentino di nascita, sopravvivo a Roma, estrema propaggine di Calabria. Artista visivo, da qualche anno in prestito alla fotografia, mi accorgo di continuare a dipingere anche quando scatto foto. La verità è che non capisco mai nelle cose che faccio dove inizia e finisce la pittura, dove la scenografia, la ceramica, la scultura, la fotografia. Capita pure di essere premiato, così è successo nel 2005, nell’ambito della III Biennale Internazionale della Magna Grecia di San Demetrio Corone (CS). Ho voluto che il dipinto presentato in quell’occasione, “Bastardo a Sud”, fosse l’immagine emblematica della mia rubrica su DEEP HINTERLAND: quale immagine migliore per i miei “percorsi artistici marginali”?