Un fantasma si aggira per YouTube – un’immensa sottocultura che si nasconde negli angoli della più vecchia e strana piattaforma di condivisione contenuto. E’ “strana”, dico, non in piccola parte, proprio per l’abbondanza di prodotti marginali (c’è chi direbbe “liminali”) che vi hanno trovato albergo dalla sua fondazione a oggi.
Chi scrive non è del settore – non mi occupo di storia dei media, non mi occupo di storia dell’estetica. Ti parlo come chi guarda, da fuori, da amante del cinema dell’orrore che tra il tempo si dissangua nella rete ed emerge da quell’umidità fetida come fungo laddove meno te lo aspetti. Ti parlo, oggi, quando la fad dell’analog sta nella sua prima vera crisi – una periferia del gusto che genera qualcosa di bizzarro ai propri stessi limiti, e di questo qualcosa di bizzarro ti parlo quando cerca nuova vita, esso stesso adesso ai margini della propria.
Ma basta poetare – scusami, è una sorta di deformazione. Non ho scritto su questo giornale da un po’, e torno adesso cercando di capire cosa posso offrirti di nuovo. Cosa puoi aspettarti, quindi, da questa rubrica? In che modo, leggendomi, potrai conoscere meglio l’horror degli anni ’20 (e ora non sto più parlando di Häxan o Caligari, ma dei nostri anni 2020s, che pare esistano solo in attesa dei ’30)? Beh, ma come altrimenti: dandoti consigli. Orientandoti su cosa guardare. O provandoci.
Dalla pandemia, e adesso ancora più con le nuove guerre mondiali e l’angoscia che ne consegue, l’horror, che periodicamente muore quando la gente è felice e rinasce quand’ella s’inquieta (il che, per la maggior parte del tempo, e lo dico senza alcun cattivistico gusto per la sofferenza presuntamente docente, lo rende vivissimo), ha novellamente manifestato tutta la sua potenza simbolica come paragone del reale. Creators, artist*, si guardano oggi indietro e vedono Male, si guardano avanti e vedono Male, si guardano intorno e vedono Male, e oibò, si dicono: che posto meraviglioso per creare!
Cominciamo questa sorta di lista di raccomandazioni culinarie con mostri e cadaveri in luogo di pomidoro e zucchine proprio da YouTube, proprio dal dominio della serialità, e proprio, in età postclassica, da due classici dell’analog, uno antico e uno più moderno, per darti un’idea di come il genere (e il mondo?) cambia negli anni.
Gemini Home Entertainment, piccolo capolavoro di Remy Abode, spruzzato in goccioline di deliziosa bellezza su YouTube a partire dal 2019, è l’antologia spiazzante di un pianeta che, tra gli anni ’80 e ’90, sta per essere invaso dall’Iris, una presenza extraterreste anch’essa in forma di corpo celeste che assomma in sé profili di body horror, cosmic horror, e folklore precoloniale americano.
Video in simil-VHS con musichette lo-fi si susseguono, partendo da elementi mondani, risalendo (o riscendendo) verso lo spavento, e ci mostrano creature che forse a qualcun* faranno pensare ai momenti migliori di Supernatural.
Woodcrawlers che si impossessano di famiglie ordinarie, Scherzi di Natura che si diffondono tra i boschi, malattie della vegetazione che avanzano in suburbia – tutto questo, per la maggior gloria dell’Iris. C’è persino un giochino, Lethal Omen, sempre legato alla serie e accessibile online, con un paio di finali segreti, con cui puoi trastullarti un’oretta se non hai di meglio da fare.
Passando invece all’ipercontemporaneo: parliamo di Midwest Angelica (2022-). Stesse ambientazioni di periferia, stesse narrazioni oltremondane, e soprattutto: stesso splendore. Perché ci si dimentica che l’horror, in primo luogo, è immagine che assale, che non puoi scordare.
La storia è, per certi versi, comparabile alla precedente.Una presenza aliena arriva sulla terra e un dipartimento di sicurezza del governo degli Stati Uniti si incarica di neutralizzarla, con la brutalità del macello, nel fuoco, nell’odio, senza capirlo. E fin qui sarebbe tutto molto tragico, se non fosse che, proprio come l’essere umano, anche la creatura aliena è malevola e mostruosa. Due mali che ballano nelle praterie del Midwest.
Date un’cchiata a questo video dal 7m25s in avanti, ne vale la pena. E, in ogni caso, perchè ogni view in più sarà servita a supportare il nuovo horror indipendente.
Come ci illustrano questi due estremi il cambiamento dell’horror nei tre anni che li separano? Tanti modi, tanti mondi. Dal format VHS, che, dopo Stranger Things e Local 58, sembrava l’unico modo concepibile di mettere angoscia, passiamo al meta-VHS. Found footage, certo, ma la visione è in tempo reale, senza la mediazione della TV.
Ma soprattutto: è realtà. I primi traguardi dell’analog, almeno fino a Backrooms, vivono in un limbo che non entra mai nel corso degli eventi. Stanno là, la notte, tra le dodici e l’una, ad inquietarci, ma non parlano del mondo se non come immagini assolute. Non Midwest Angelica, dove l’emergenza della guerra è ben visibile, è qua, e ci invade innanzi gli occhi (seppure nel 1999).
Per oggi è tutto. Wow, un altro articolo dopo tutto ‘sto tempo. Incredibile! Ad ogni modo, fammi sapere che ne pensi di queste serie, e continua a leggere – ne verranno di altre. Buona fine del mondo! (Che poi altro non è che l’hinterland della storia).
Linguista di stanza in Belgio, amante del cinema horror, delle pipe da fumo, delle oltre 7000 lingue parlate sulla pianeta Terra e dell’Africa. Un pot-pourri che cerco di portare avanti come meglio riesco. Avendo passato un po’ di tempo in Etiopia, e dovendone passare pLinguista di stanza in Belgio, amante del cinema horror, delle pipe da fumo, delle oltre 7000 lingue parlate sulla pianeta Terra e dell’Africa. Un pot-pourri che cerco di portare avanti come meglio riesco. Avendo passato un po’ di tempo in Etiopia, e dovendone passare parecchio in Congo, credo di poter fornire uno sguardo da “quasi insider” sui posti che visito – tra cui, le meravigliose e sconosciute capitali sotto il Mediterraneo.arecchio in Congo, credo di poter fornire uno sguardo da “quasi insider” sui posti che visito – tra cui, le meravigliose e sconosciute capitali sotto il Mediterraneo.