“Bastardo a Sud”: divagazioni di un artista randagio

Quando mi è stato chiesto di collaborare con Deep Hinterland e di trovare un’immagine che potesse rappresentare visivamente la mia rubrica, non ho avuto dubbi. La prima e sola immagine che mi è passata per la mente è stata quella di un mio vecchio dipinto di 28 anni fa: ”Bastardo a Sud”.

Quando poi mi è stato chiesto di sintetizzare la mia idea di rubrica per DH, ho scritto: “Divagazioni di un artista randagio, sulle tracce di percorsi marginali, cercando la grazia nei luoghi periferici.”

Pizzo Calabro, 2024.

Per festeggiare il mio 25esimo intervento su Deep Hinterland, in circa tre anni di collaborazione con il magazine, mi si chiede ora di dedicare uno “speciale” a “Bastardo a Sud”, di raccontare la storia di quel dipinto[1].

Estate di circa tre decenni fa, Marina di Fuscaldo, Tirreno cosentino, Calabria. Sono sul balcone di casa, al primo piano del villino di famiglia, non ricordo il perché stia impugnando una macchina fotografica, ma forse è solo lo smartphone dell’epoca; un Blackberry? Da qualche giorno vagano senza sosta per il paese due cani randagi maculati, uno bianco e nero, l’altro bianco e marrone rossastro, presumibilmente consanguinei.

Da sinistra a destra: io e mia madre; autoritratto fotografico di mio padre.

Come se ci fossimo dati appuntamento, i due cani sfilano sotto il balcone di casa. Li riprendo fotograficamente due volte soltanto: uno degli scatti li vede paralleli andare nella stessa direzione, l’altro è di uno dei randagi nell’atto di ruotare incomprensibilmente su se stesso. Oggi quegli scatti sarebbero da drone, dall’alto verso il basso, figure quasi appiattite sul manto stradale.

A proposito della soluzione pittorica dello sfondo del dipinto: l’asfalto consumato ed assolato si fa terra polverosa. Per anni la strada di casa non ha conosciuto il comfort del bitume, ogni auto che attraversava questa parallela del corso principale del paese sollevava un gran polverone e così, quando ho pensato di trasporre i ritratti fotografici dei bastardini maculati in ritratti pittorici non ho avuto dubbi, li ho collocati su quella strada polverosa di qualche decennio prima.

Io con l’artista e amico Max Marra Biennale di San Demetrio Corone, 2005.

Quella dei due cani è stata un’apparizione laica, fugace, breve. Dopo quelle foto non ricordo di aver rivisto più le loro silhouette, ho solo potuto immaginare la loro scomparsa violenta, sotto le pietre di qualche balordo, le ruote di un’auto sfrecciante sulla vicina Statale 18, il morso di qualche cane più grande e dominante il territorio.

Casa d’artista, Massimo Maselli, Marina di Fuscaldo (Calabria).

Oggi quei due dipinti sono la metafora intima della mia esistenza precaria: cronologicamente non li so collocare, quale prima quale dopo. Ma logicamente non ho dubbi: il primo è certamente quello a due bastardi paralleli ed unidirezionali, il secondo è quello che vede un solo “Bastardo a Sud”, disorientato, perso, con la lingua assetata e penzoloni.

“Bastardo a Sud”, 1995.

Metafora sopra la metafora: un destino randagio comune, che si traduce in un ancor più disperato vivere singolo per quel poco che rimane da sopravvivere ancora.

Note
[1]: Il dipinto “Bastardo a Sud” (1995) è stato premiato nel 2005 nell’ambito della III BIENNALE INTERNAZIONALE DELLA MAGNA GRECIA di San Demetrio Corone (CS).

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