Il 27 Ottobre scorso è stata scritta una pagina davvero molto triste nella storia della nostra nazione. L’Italia è l’unico paese dell’Europa Occidentale a non avere una legge che tuteli le differenze di genere. L’unica possibilità che, forse, avevamo di recuperare era quel famoso Disegno di legge proposto da Alessandro Zan. Però c’è che a noi Italiani ci prende spesso una grande voglia di fare schifo di fronte alla storia. Quel tipo di voglia malsana ed autodistruttiva che a volte ti prende quando ti trovi in una situazione ufficiale e ti passa per la testa, magari solo per un istante, di tirare giù un rutto o un bestemmione. Così, a cazzo. Ecco, questa voglia forte di fare immensamente schifo ci ha pervaso di nuovo lo scorso 27 di Ottobre, facendoci capire che forse non possiamo renderci migliori di quello che in realtà siamo.
In Parlamento si è votato al riguardo della Legge Zan tramite metodi che il Partito Democratico aveva definito una “tagliola”. Il che significa che si votava legge Zan senza discuterla prima in aula, come era stato richiesto ed ottenuto dalla Lega e da Fratelli d’Italia sulla base di una procedura prevista di sghimbescio dall’articolo 96 del regolamento del Senato. Il PD, la cui leadership aveva supportato la legge fin dall’inizio, rimaneva però fiducioso in una vittoria. A vincere però è stata la tagliola con 154 favorevoli contro i 131 contrari e 2 astenuti. La cosa divertente non è tanto che abbia vinto il Centrodestra su di un tema che non gli è mai stato particolarmente a cuore, e neppure il fatto che al Centrodestra si sia unito pure Italia Viva, che invece si era sempre dichiarata a favore delle parità di genere. La cosa più buffa è che tanto il Centrodestra quanto Italia Viva abbiano per settimane detto di voler rivedere alcune parti del DDL Zan prima di votarlo, per poi richiedere una votazione senza discussione.
Il Centrodestra sosteneva di volere la totale eliminazione dell’articolo 1 della legge Zan, cioè quello che include la dicitura “LGBTQIA+”. In altre parole, volevano la totale eliminazione del motivo per cui questa legge avrebbe avuto senso di esistere: il riconoscimento legale delle persone che si riconoscono in quell’acronimo. Italia Viva invece chiedeva l’eliminazione dell’articolo 7, quello che istituisce una giornata nazionale per il riconoscimento delle persone LGBTQIA+, da commemorare potenzialmente anche nelle scuole (in base alle scelte dei singoli istituti) per insegnare la diversità e l’inclusione di genere anche ai bambini. Il partito renziano sosteneva che le scuole debbano avere totale autorità su questi temi ed era pertanto necessario cancellare questo articolo. Per compiere questa votazione è stato inoltre concesso il voto segreto: il paradiso artificiale dei franchi tiratori, interni ed esterni ai partiti che supportavano il disegno legislativo. L’identità di chi ha votato contro o a favore del DDL Zan resterà uno dei grandi misteri della storia odierna. Non sapremo mai chi ha aiutato a rinnegare milioni di diritti.
Il problema principale ora è che questo esito affossa, per legge ed almeno per sei mesi, la possibilità di riproporre un nuovo DDL su questi temi, ricominciando da capo l’iter che lo dovrebbe poi portare ad essere ri-approvato da Camera e Senato. In più, tra l’elezione del Presidente della Repubblica e l’approvazione della legge di bilancio, non sembra proprio che il Parlamento avrà l’occasione (e forse anche l’interesse) di ri-legiferare in merito ai diritti di genere molto presto. Insomma, l’Italia si è confermata per l’ennesima volta una nazione bigotta, invivibile e fascista. Chiamiamo le cose con il loro nome.
Il tipo di egemonia fascista di cui sto parlando non me lo sto certo inventando. Sono stati gli stessi parlamentari del Centrodestra a metterla in scena, esultando come allo stadio (o forse al circo?) alla faccia di milioni di morti di discriminazioni e violenze di genere: quelli passati e quelli futuri. L’obiettivo del Centrodestra (e dei Renziani…ma vi è differenza?) era chiaro e non lo dimostra solo la reazione scomposta dei suoi parlamentari, quanto le loro affermazioni rispetto ai punti da eliminare nel Disegno di Legge Zan. L’obiettivo era quello di fare ostruzionismo sempre e comunque a prescindere dai contenuti delle leggi che di volta in volta vengono discusse, allo scopo di distruggere qualunque influenza del PD sul dibattito parlamentare. Si tratta di una mossa stupida, fra l’altro, visto che il PD è capacissimo di distruggere la propria influenza da solo. Ma è anche una mossa che ha tutte le caratteristiche di un progetto egemonico di stampo fascista.
Sono parole forti, lo so. Ma analizzando i fatti viene difficile pensare che il DDL Zan sia stato affossato per salvaguardare il popolo, perchè era parte del popolo stesso a richiedere quella legge allo scopo di essere legalmente riconosciuto. Sempre e tutto ovviamente a scapito delle minoranze che davvero avrebbero avuto bisogno di una revisione del ddl Zan, poiché neppure questo in fondo era totalmente inclusivo. Le minoranze, queste sconosciute, non sono mai stata ascoltate in tutta questa storia. Verrebbe quindi da chiedersi: perché la nostra società va in una direzione mentre la politica non parte proprio? Perché la nostra società non è una società politica. Nessuna persona che si occupa realmente di politica esulterebbe sull’irriconoscibilità dei diritti delle persone. Chi lotta solo per conquistare il potere forse si.
Ma questo Michel Foucault ce lo avrebbe sicuramente saputo spiegare meglio.
Tarantina per nascita, sociologa per scelta, classe 1992. Attiva da anni nell’ambito associazionistico e nel settore accademico, ho da sempre un occhio di riguardo per la mia sopravvivenza materiale. Ho lavorato in campagna e nei ristoranti, ed ho fatto l’educatrice in bicicletta. Tutto ciò solo per raggiungere il mio scopo primordiale: vivere di comunicazione. Mi piacciono i social, che studio e pratico. Nutro anche una (in)sana passione per la fotografia ed il disegno, che cerco testardamente di ibridare al mio lavoro ogni volta che posso. Quando ero piccola, mi sono costruita la casa di Hamtaro da sola con una scatola da scarpe. Ma poi mia madre me l’ha buttata via.