Arrivo a Drøbak un fine di maggio, inaspettatamente torrido per essere in Norvegia. Temperatura inchiodata a 28 gradi, anche perché qui ora è sempre giorno. Drøbak è una deliziosa cittadina affacciata sul Fiordo di Oslo, meta turistica e luogo di seconde case per chi vive e lavora nella capitale norvegese.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, Drøbak ed altre cittadine della contea di Akershus hanno ospitato numerosi cittadini ucraini cui è stato riconosciuto lo status di “rifugiati”. In totale in Norvegia, alla data del 2 maggio 2024, i rifugiati provenienti dall’Ucraina che hanno presentato domanda di asilo, protezione temporanea o programmi di protezione nazionale risultano 78.380.
Qui a Drøbak ho amici ucraini che mi accolgono a borscht (in ucraino борщ) e vodka.
Per le stradine di Drøbak, alcune si svolgono parallele al fiordo mentre altre incrociano le prime scendendo ripide dal promontorio, tutti ti salutano senza mai averti incontrato prima. Qualche studente festoso per la fine della scuola accenna anche a qualcosa in norvegese e così provo a rispondere nel mio inglese incerto.
A due ragazzine che escono dal mare gelido chiedo stupidamente: “But isn’t the water too cold?” Ti rispondono con un sorriso e la bellezza della gioventù, con lo stesso candore delle tre Sirene in bronzo, simbolo della città, opera dell’artista locale Reidar Finsrud.
Diverse sono le attrattive di questa località turistica: il Museo della Marina, la Casa di Babbo Natale, la Biblioteca; ma poi la cosa più bella da fare qui è passeggiare in lungo e largo e finire per affacciarsi sul fiordo a pensare, immaginare, sperare.
Tutto qui ispira sentimenti di Pace, nulla potrebbe indurti a pensare che il Mondo è oggi “martoriato” da una “terza guerra mondiale a pezzi” (cit. Papa Francesco), eppure Drøbak è stato teatro di un evento bellico importantissimo della II Guerra Mondiale: la battaglia del Fiordo di Drøbak, il 9 aprile del 1940.
Decido di prendere il battello per l’isolotto di Oscarsborg e di visitare il Museo della Fortezza per saperne di più.
Quel giorno del 1940 un nebbione incombeva sul fiordo, il colonnello Birger Eriksen, a capo della Fortezza di Oscarsborg, sull’isolotto antistante la cittadina di Drøbak, cercava di scrutare una presenza nemica. Da pochi giorni i nazisti avevano cominciato ad invadere la Norvegia e quel passaggio sul mare poteva costituire la via più facile per puntare a Oslo e fare prigionieri il Re Haakon VII e il suo governo.
Nella confusione del momento, senza precisi ordini dall’alto, avvistata una nave che poteva essere minacciosamente tedesca, ma anche amichevolmente inglese, il colonnello Eriksen sembra abbia esclamato: “O sarò decorato o sarò processato dalla Corte Marziale: Fuoco!”
Si trattava in effetti della nave da guerra tedesca Blücher, avanguardia di una flotta nazista che stava appunto per dirigersi ad Oslo. L’incrociatore tedesco venne colpito duramente dai cannoni posizionati nella Fortezza di Oscarsborg, ma soprattutto dai siluri lanciati sotto il comando del vecchio Capitano Andreas Anderssen.
Nonostante tutto, la Blücher superò l’isolotto di Oscarsborg, ma subito dopo il Contrammiraglio tedesco Oskar Kummetz dovette ordinare l’evacuazione della nave che stava affondando. Degli oltre mille soldati della Blücher, più della metà morirono (si stima tra i 650 e gli 800), mentre circa 550 vennero fatti prigionieri.
L’affondamento della Blücher non servì ad evitare l’invasione nazista della Norvegia (1940-1944), ma permise al Re Haakon VII ed alla famiglia reale, nonché al suo governo, di riparare al Nord con le riserve auree della nazione e di riorganizzare la Resistenza norvegese.
Piccola annotazione a margine e conclusiva. Dal combinato disposto dei rifugiati ucraini incontrati da queste parti e della visita all’isolotto di Oscarsborg, lungi dal voler banalizzare i fatti della Storia, i suoi corsi e ricorsi, provo a dire umilmente: la Pace è quanto di più bello si possa aspirare di vivere, la guerra è quanto di più orrendo e terrificante l’uomo possa concepire di fare, ma ci sono momenti in cui la guerra è un male necessario e inevitabile.
Ho lasciato l’Italia per un breve soggiorno in Norvegia alla vigilia di un’importante elezione europea. Scrivo questo breve intervento per Deep Hinterlnad che i giochi per il Parlamento Europeo sono fatti e qualcuno (che non voglio citare) scrive: “hanno perso i guerrafondai Macron e Scholz”. Naturalmente del “guerrafondaio” Putin, come tanti in Italia (e così tanti in Europa solo in Italia), non si dice una sola parola. Consiglierei a quei “tanti” una vacanza nella pacifica Norvegia e una visita attenta alla Fortezza di Oscarsborg, chissà che…
Le foto nelle gallerie a scorrimento a corredo di questo articolo sono tutte originali di Massimo Maselli © 2024.
Cosentino di nascita, sopravvivo a Roma, estrema propaggine di Calabria. Artista visivo, da qualche anno in prestito alla fotografia, mi accorgo di continuare a dipingere anche quando scatto foto. La verità è che non capisco mai nelle cose che faccio dove inizia e finisce la pittura, dove la scenografia, la ceramica, la scultura, la fotografia. Capita pure di essere premiato, così è successo nel 2005, nell’ambito della III Biennale Internazionale della Magna Grecia di San Demetrio Corone (CS). Ho voluto che il dipinto presentato in quell’occasione, “Bastardo a Sud”, fosse l’immagine emblematica della mia rubrica su DEEP HINTERLAND: quale immagine migliore per i miei “percorsi artistici marginali”?