Alla ricerca di Joaquín Sorolla: da Valencia alla Casa Museo di Madrid

Ammetto di aver conosciuto il pittore Joaquín Sorolla in tarda età, anche grazie all’eco dell’ampia esposizione di suoi dipinti a Palazzo Reale di Milano, appena un anno e mezzo fa.

A novembre dello stesso anno, il 2022, mi ritrovo a Valencia, sua città natale, per un Erasmus e così provo a cercarlo lì, al Museo delle Belle Arti, ma non vi trovo tutto ciò che cerco. In quell’occasione qualcuno mi dice: “i grandi capolavori di Sorolla li trovi a Madrid, nella sua Casa Museo”.

Photo credit: Massimo Maselli.

Da quel momento diventa un chiodo fisso, l’idea di una casa museo mi ha sempre affascinato, quella di conservare gran parte delle tue opere d’arte in un luogo intimo, familiare, un museo a tua immagine e somiglianza, non un luogo di altri e per altri, distaccato, neutro.

E poi c’è un’altra ragione, non secondaria: da qualche anno lavoro/lavoriamo ad un progetto artistico, TRIANGULUM /Morte Memoria Resurrezione, dove io mi occupo di “memoria” e la mia memoria riguarda le città, che sono appunto “città della memoria”. Anche Madrid dunque, ma di Madrid decido che sia il luogo dove Sorolla ha perlopiù raccolto i suoi dipinti “en plein air”, molti dei quali realizzati di fronte al mare di Valencia.

“El baño del caballo” (1909), dipinto di Joaquìn Sorolla, Museo Sorolla di Madrid. Photo credit: Massimo Maselli.

Qualcosa di diverso a ciò che capitò molti anni dopo a Guttuso, che necessitava di “distanza” e, dallo studio di Velate in Brianza, evocava in pittura le calde atmosfere sicule. Ed in questo gioco di rimandi mi sovviene Nietzsche, che pure parla di donne e non di città: “L’incanto e il più potente effetto delle donne è, per usare un linguaggio del filosofo, un effetto a distanza, una actio in distans: ma ci vuole appunto – in primo luogo e soprattutto – distanza”![1].

Photo credit: Massimo Maselli.

Sorolla appartiene invece a quegli artisti compenetrati nella realtà, come Egon Schiele, Ernst Ludwig Kircner, Lucian Freud e tanti altri che ho amato e per ragioni diverse.

 

Brueke Museum. Photo credit: Massimo Maselli.

Non è la “distanza” che ha caratterizzato il loro processo creativo, piuttosto il contatto diretto con la Natura e le persone ritratte, spesso familiari. In Schiele la sorella Gerti, ma anche le prostitute o i bambini delle famiglie operaie. Kirchner con i suoi nudi nel bosco. Freud con i suoi di nudi, impietosi nella loro verità quotidiana.

Photo credit: Massimo Maselli. Foto realizzate nel contesto della mostra “Lucian Freud. New Perspectives“.

Prima di lasciare Valencia faccio un salto al mare e, sulla battigia di quella immensa spiaggia “La Malvarrosa”, mi sembra di rivedere i personaggi che hanno animato i capolavori di luce di Sorolla.

Photo credit: Massimo Maselli.

A Madrid ritorno dopo circa 33 anni e non la riconosco. Mi capita sempre con le città visitate o anche vissute una vita fa, e Madrid non fa eccezione. Ma questa volta Madrid è soprattutto Sorolla e non ho voglia di rimuginare sul passato.

Photo credit: Massimo Maselli.

La Casa Museo si trova in una villa modernista del Paseo del General Martínez Campos, dove Sorolla ha vissuto con la moglie Clotilde e i tre figli dal 1911 al 1923, anno in cui è morto, e dove ha stabilito il suo studio d’artista. Il quartiere, barrio, è quello di Chamberi.

Photo credit: Massimo Maselli.

In questa villa Sorolla ha tenuto corsi di pittura, ma soprattutto conservato le sue opere, qui le esponeva e le vendeva anche. Ancora oggi vi sono conservati i mobili e le decorazioni originali realizzati dallo stesso artista, in particolare i dipinti per decorare la sala da pranzo, con il motivo dominante delle ghirlande arancioni. Sono dipinti dove vengono ritratte anche le donne di casa. L’artista amava fare della sua famiglia il modello delle sue opere e sperimentare di più e più liberamente.

Lungi da me voler tentare qui un saggio critico sull’opera di Sorolla, invito il lettore a visitare la mia galleria fotografica in calce all’articolo, che è anche un invito a visitare la bellissima Madrid per un’ulteriore ottima ragione culturale.

Note
[1] F. Nietzsche, Idilli di Messina

 

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