Dopo qualche mese mi ritrovo a concludere un discorso aperto sul tango con Lucas Galera e Victoria Fuentes. Sullo sfondo, non più Mendoza ma Roma. Nel nostro primo incontro abbiamo parlato di Mendoza come di “una periferia che si fa mondo”, del suo deserto e della montagna enorme che incombe sulla città, la Aconcagua, luogo di estremi, una delle capitali mondiali del vino, il famoso Malbec, la patria di Quino, autore di Mafalda, e di tanto altro ancora.
Da Mendoza a Roma, quando avete deciso di trasferirvi in Italia e perché?
[Risponde Lucas] L’Italia delle “origini” (le mie) è la meta finale di un lungo viaggio in giro per il Mondo, in tournée con una compagnia di tango di produzione italiana, la “Nuova Compagnia Tangueros”. In Europa, Asia, Stati Uniti (anche Alaska), Giappone, Canada. Nel 2010 portiamo per la prima volta il tango in India e Nepal.
[Interviene Victoria] Ricordo che Lucas è partito da Mendoza per un soggiorno di tre mesi in Sardegna, a Cagliari, invitato dalla maestra di tango Mariana Montes. Mentre io rimanevo a Mendoza a scrivere la tesi per la mia laurea in “Comunicazione sociale”. Al ritorno di Lucas ci siamo preparati per circa un anno prima di trasferirci in Italia per insegnare a nostra volta tango argentino. Eravamo consapevoli di dover proporre un progetto nuovo per via della variegata offerta italiana.
E come vi siete ritrovati a Roma?
Semplice. Dopo sei mesi di attività in Sardegna e qualche breve tournée in giro per l’Europa, accettiamo l’invito dell’Accademia Romana del Tango di Giampiero Cantone. La ARC ci ha permesso di arrivare nella Capitale attraverso una scuola con una forte identità, sorta di “istituzione” tanguera a Roma. Una scuola che ha favorito l’inserimento del nostro stile di insegnamento in una formula “accademica”.
A proposito di “stile” o di modello di insegnamento, come definireste il vostro tango?
[Risponde Victoria] Intanto vorrei distinguere il “nostro” tango dal tango che proponiamo quali insegnanti; per noi il tango è tante cose, un modo di vivere, un processo di crescita personale che non si può interrompere; quando insegniamo non pretendiamo di formare repliche di Lucas e Victoria, piuttosto ognuno dovrà sviluppare il “suo” di tango, vogliamo trasmettere un sentimento di libertà ed accenniamo soltanto ad una “guida” possibile, ma nulla di coercitivo. Possiamo proporre dei moduli compiuti, nella consapevolezza tuttavia che il tango al di fuori della scuola vive di una vita propria come un flusso continuo ed inarrestabile.
Parliamo del “tango sociale”, di cui si è soltanto accennato nel nostro primo incontro.
Il tango degli amici e della famiglia, quello delle milonghe in spazi domestici, nei patio, i cortili interni con poco verde e tanto cemento, tra case popolari e di periferia, a Buenos Aires come a Mendoza.
E cosa c’è di “sociale” nel tango romano?
La ragione del tango, ovunque sia, è l’incontro.
[Precisa Lucas] “A Roma manca la bohemia!”
Cosa intendi per bohemia?
La bohemia sono le gambe del tango, è ciò che fa muovere il tango, la curiosità di nuovi spazi, è semplicemente la notte, gli incontri, essere fuori dalla routine quotidiana, staccare dal lavoro, aprirsi agli altri, condividere…
[Precisa Victoria] …”parlare senza la parola”, abbracciare uno sconosciuto; in fondo il tango non è solo un ballo, non è solo “andare a ballare”, non è uno stile di vita, ma un modo di vivere, è cultura, non è uno sport, non un’attività agonistica, una competizione.
Quanto c’è di spirito competitivo a Roma?
Lucas risponde con una battuta e ride compiaciuto: “c’è più competizione che ad Imola!” (n.d.r., riferendosi alla Formula 1); per dire di una competizione senza senso, o come precisa Victoria: “una competizione senza frutto”, critica del lavoro di altri fine a se stessa.
Lascereste Roma per un’altra città?
[Risponde Victoria] Al momento non è un’opzione, “noi ci proiettiamo qui”, a Roma; non è solo questione di tango, Roma è una città di cui amiamo i diversi quartieri.
[E di rimando, Lucas] Roma è Piazza Navona e Piazza di Spagna ed è come sentire Fresedo e Canaro; poi vai sulla Casilina, al Pigneto, ma anche a Testaccio, ed è come ascoltare Pugliese e Troilo; la rete di strade e la tangenziale della Prenestina ed ascolti Piazzolla; poi pensi a tutta Roma e senti Luca Prodan, un romano sconosciuto ai romani che ha cambiato il rock argentino. Uno dei misteri di Roma. Noi abbiamo scoperto Roma con Luca, anche se Luca non ha mai pronunciato la parola Roma.
Fotografo: Massimo Maselli
Ballerini di tango argentino/Modelli: Lucas Galera & Maria Victoria Fuentes
Esterni/Interni: Ex Mattatoio di Roma (“Mattatoio di Testaccio”); “Wall of Fame” presso Roma Ostiense.
Cosentino di nascita, sopravvivo a Roma, estrema propaggine di Calabria. Artista visivo, da qualche anno in prestito alla fotografia, mi accorgo di continuare a dipingere anche quando scatto foto. La verità è che non capisco mai nelle cose che faccio dove inizia e finisce la pittura, dove la scenografia, la ceramica, la scultura, la fotografia. Capita pure di essere premiato, così è successo nel 2005, nell’ambito della III Biennale Internazionale della Magna Grecia di San Demetrio Corone (CS). Ho voluto che il dipinto presentato in quell’occasione, “Bastardo a Sud”, fosse l’immagine emblematica della mia rubrica su DEEP HINTERLAND: quale immagine migliore per i miei “percorsi artistici marginali”?