Braccio (frain)teso: la storia politica di Musk e il suo pericoloso sdoganamento

Elon Musk, l’eccentrico (così si dice per i ricchi, per i poveri di solito vengono usati termine più volgari) imprenditore a capo di Tesla e SpaceX, è una figura che divide l’opinione pubblica. Quantomeno la divide fra gente informata e gente disinformata sulle sue azioni.

Negli ultimi anni, è stato accusato di nutrire simpatie diciamo “estremiste”, un’accusa che ovviamente ha destato preoccupazione e dibattiti. Musk infatti è l’uomo più ricco del mondo ed è, quantomeno al momento, anche il braccio destro dell’uomo più potente del mondo. Rivolgendosi al pubblico durante la cerimonia di insediamento di Donald Trump come ultimo presidente degli USA, per esempio, Musk ha per ben due volte eseguito un saluto paurosamente simile a quello nazifascista.

Ovviamente di questo comportamento l’unica cosa che stupisce è l’avvilente senso di impunità a cui ormai i super-ricchi (fossero nati in altre latitudini li chiamerebbero “oligarchi”) ci hanno abituato. Ed il voler spingere ulteriormente l’asticella verso ciò che è normalizzato o accettabile nel dibattito pubblico è qualcosa che le destre hanno oramai trasformato in prassi sin dai tempi di Berlusconi qui da noi. Quindi zero sorprese e ancora meno indignazione.

Ciò che però mi ha colpito nelle ore successive è scoprire, nella foga giustificazionista dei suoi fanboys, un nutrito volume di individui che sembrano sinceramente ignorare (o rimuovere) tutti i precedenti comportamenti dell’imprenditore sudafricano naturalizzato yankee, che lasciano pochi dubbi su quali siano le sue adiacenze politiche o quantomeno le ideologie che cerca nel proprio pubblico. Di conseguenza, emergono ancora meno perplessità su quale sia stata la vera natura del suo gesto. Ho quindi deciso di fare una piccola ricerca sula vicinanza di Musk alle destre estreme, ad uso e consumo di chi ha perlomeno terminato la scuola dell’obbligo con disinvoltura.

 

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L’associazione con Alternative für Deutschland (AfD)

Uno dei casi più significativi e recenti che ha portato alle accuse di simpatie neonaziste contro Musk è la sua associazione con l’Alternative für Deutschland (AfD), un partito politico tedesco appartenente al campo estrema destra nostalgica. Musk ha pubblicamente espresso sostegno all’AfD, definendolo l’unico partito in grado di “salvare la Germania”. Ha anche invitato Alice Weidel, co-leader dell’AfD, a parlare su X (ex Twitter). L’AfD è stata oggetto di controversie per le sue posizioni contro l’immigrazione e per il revisionismo storico. Alcuni membri del partito hanno minimizzato le atrocità commesse durante il regime nazista. Una cosa particolarmente preoccupante in un paese come la Germania dove per l’eredità del nazismo non c’è mai stata la normalizzazione che invece è stata attuata in Italia con gli eredi di Mussolini.

Pubblicità elettorale dell’AfD, partito dell’estrema destra tedesca, promossa online al movimento ultranazionaliste in vista delle imminenti elezioni nazionali in Germania. Photo credit: AfD Kompact.

L’intervista con Alice Weidel

Nel gennaio 2025, Musk ha intervistato Alice Weidel, leader dell’AfD. Durante l’intervista, la Weidel ha tentato di dipingere i nazisti di Hitler come precursori dei socialdemocratici tedeschi (seriamente).

Il sostegno a Tommy Robinson

Musk ha espresso sostegno anche a Tommy Robinson, un pluri-pregiudicato attivista dell’estrema destra britannica noto per le sue posizioni xenofobe ed islamofobe. Robinson è stato bandito da Twitter nel 2018, ma Musk lo ha reintegrato dopo aver acquistato la piattaforma. Musk ha anche pagato le spese legali di Robinson in almeno due occasioni, nell’ambito di processi nei quali era stato accusato di crimini di odio e sospetto terrorismo domestico.

Il caso Nick Fuentes

Nick Fuentes è un suprematista bianco americano ed un commentatore politico di estrema destra. È noto per le sue opinioni antisemite, misogine e negazioniste dell’Olocausto. Fuentes è stato bandito da diverse piattaforme online, tra cui YouTube, PayPal e TikTok, per aver violato i loro termini di servizio.

Nel gennaio 2023, Elon Musk ha ripristinato l’account Twitter di Fuentes. Musk ha difeso questa decisione  sostenendo che è meglio avere “qualsiasi cosa allo scoperto di modo che essa possa essere confutata che farla crescere ribollendo nell’oscurità”. Poco dopo la vittoria di Trump, Fuentes ha diffuso il tweet virale “Your body my chioce” per celebrare quella di Trump come una vittoria delle idee pro-vita contro il diritto all’aborto e le cause femminista in generale. Tweet che è sato interpretato da tutti (compresi i sodali di Fuentes, che ne fanno un punto di orgoglio) come manifestazione di rape culture, ma che non ha portato a nessuna conseguenza per il suo account.

Le dichiarazioni sul Texas mall shooting

Nel maggio 2023, Musk ha messo in dubbio le prove che il responsabile di una sparatoria di massa in un centro commerciale del Texas fosse un suprematista bianco, nonostante i suoi tatuaggi nazisti. In quell’occasione, ha definito “una psy op” (ovvero un’operazione di controllo dell’opinione pubblica dall’alto) le informazioni rilasciate dai media sul background neonazista del tiratore.

Vignetta originale di Marco Cattaneo sul caso Musk. Photo credit: Deep Hinterland.

L’adesione alla teoria della sostituzione etnica

Nel luglio 2024, Musk ha pubblicato un post su X in cui affermava che “l’obiettivo (del partito Democratico americano, n.d.a) è sempre stato quello di importare quanti più elettori illegali possibile”, facendo eco alla teoria del complotto secondo cui i Democratici starebbero intenzionalmente consentendo l’ingresso illegale di immigrati nel paese per farli votare alle prossime elezioni presidenziali. Questo post ha ottenuto 45,8 milioni di visualizzazioni. Questa teoria è risalente agli ambienti neonazisti USA degli anni ’70.  Secondo i suoi fautori, dietro a questa cospirazione al momento ci sarebbe George Soros, l’imprenditore ebreo (ovviamente) da anni al centro di innumerevoli teorie del complotto diffuse nelle frange estremiste e suprematiste bianche americane.

Le accuse di antisemitismo

Nel novembre 2023, Musk aveva definito “la verità” un post antisemita su X. Ha anche criticato l’Anti-Defamation League (ADL), accusandola di attaccare ingiustamente “i bianchi”, intesi come la maggioranza etnico-razziale dell’Occidente. Musk ha in seguito persino minacciato di fare causa all’ADL per averlo accusato di antisemitismo. E la cosa ha funzionato, perché da quel momento in poi l’associazione ha ridotto moltissimo il proprio interesse per l’imprenditore, arrivando a negare la valenza politica del gesto plateale svolto dal miliardario durante insediamento di Trump.

La causa contro Media Matters for America

Nel 2024, la società di social media di Elon Musk, X, ha intentato una causa contro il gruppo di advocacy liberale Media Matters for America. La causa sosteneva che Media Matters avesse contraffatto un rapporto che mostrare i post degli inserzionisti su X accanto a post neonazisti, di fatto associandoli. Cosa che tra gli altri motivi aveva portato alla fuga di grossi brand da X scatenando un piagnisteo come se ne erano visti pochi nel mondo dell’imprenditoria a stelle e strisce.

La monetizzazione dell’hashtag #whitepower

Il rapporto di Media Matters non doveva essere poi così contraffatto, visto che anche NBC News ha in seguito trovato delle pubblicità su X ad alta viralità social, le quali promuovevano vari hashtag che incitavano al razzismo ed all’antisemitismo. Gli hashtag variano da slogan ovvi come #whitepride e #unitethewhite a parole più marginali e codificate come #groyper (un movimento di nazionalisti bianchi online) e #kalergi (ovvero un altro nome per indicare la già citata teoria della sostituzione etnica).

L’impatto sulla riduzione alla moderazione dei contenuti social

Da quando Musk ha acquisito Twitter, ha ridotto la moderazione dei contenuti. Alcuni esperti ritengono che ciò abbia contribuito alla proliferazione di discorsi d’odio e contenuti estremisti sulla piattaforma. Oltre al già citato Fuentes, non è raro vedere iconografie noenaziste nei feed di molti utenti. L’introduzione delle community notes è stata semplicemente fumo negli occhi, come ho già spiegato proprio qui su Deep Hinterland.

Elon Musk alla Capital One Arena, Washington, 20 gennaio. Photo credit: REUTERS/Mike Segar.

E per finire

Come dicevo a inizio articolo, alla cerimonia di insediamento di Trump Musk ha per due volte fatto un saluto nazista da manuale, con tanto di mano sul cuore e faccia da guerra (o almeno una sua versione cringe), che i suoi sodali stanno già facendo passare per un semplice gesto di affetto e amore per la storia da parte di un ragazzo autistico che non riesce a esprimere meglio di così le proprie emozioni.

Negare tutto, negare sempre. Photo credit: Images.

E, se ci pensate, non saper esprimere diversamente le proprie emozioni potrebbe anche essere il motivo per cui un aspirante pittore austriaco non sia riuscito a sfondare nel proprio campo. Optando successivamente per una carriera diversa. Ok, scherzi a parte (anche perchè la neurodivergenze è una cosa seria), la domanda che ci dovremmo porre è questa: Elon Musk è davvero un simpatizzante neonazi?

Da quello che abbiamo visto finora, e la mia ricerca è anche parziale, si potrebbe rispondere a questa domanda positivamente senza troppi timori di smentita. Ma la realtà forse è diversa: è del tutto possibile che Musk abbia semplicemente identificato un pubblico sufficientemente ignorante e militarizzabile da lusingare per nutrire il suo culto della personalità e quindi la sua influenza politica.

Influenza finalizzata a fare i suoi interessi economici che, ovviamente, non hanno nulla a che vedere con i nostri, anzi sono in antitesi, basti guardare come ha gestito i dipendenti non appena acquisito Twitter. Ma, hey, in entrambi i casi il risultato finale sarebbe davvero differente?

 

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